Una testina di terracotta della dea Athena elmata riemerge dallo scavo vicino il tempio D di Agrigento. Il ritrovamento da parte di una équipe di ricerca della Scuola Normale Superiore di Pisa consentirebbe di attribuire il culto del tempio ad Atena e non a Hera (Giunone) come avvenuto finora.

Un nuovo tassello nella storia

Il saggio di scavo aperto nell’angolo sudorientale del tempio D nella Valle dei Templi, finora attribuito alla dea greca Hera (Giunone per i romani), restituendo la prima testa fittile di Atena elmata, databile tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C., e un braccio con l’egida e il pugno stretto in atteggiamento di attacco (un esemplare unico nel panorama delle rappresentazioni della dea ad Akragas) secondo gli archeologi fa intravedere – seppur come elemento indiziale – un nuovo tassello nello scenario religioso della città in età arcaica e classica.

Gli scavi ad Agrigento e le nuove tesi

La testa è stata trovata nell’ambito della terza campagna di scavo della Scuola Normale Superiore con il suo Laboratorio Saet nella Valle dei Templi di Agrigento, sotto la supervisione scientifica del Professor Gianfranco Adornato e di Maria Concetta Parello, funzionaria archeologa del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi ed è stata presentata in conferenza stampa oggi nella sede del parco. “Se supportato da altre evidenze archeologiche – afferma Adornato, associato di Archeologia classica alla Scuola Normale -, il culto di Atena nel santuario del tempio D sulla Collina meridionale andrà a sostituire definitivamente l’intitolazione del tempio a Hera Lacinia, proposta da Tommaso Fazello nel 1558 nel De Rebus Siculis Decades Duae, primo libro stampato sulla storia della Sicilia, un’attribuzione ancora oggi in uso nella manualistica, ma basata su una fonte letteraria di dubbia interpretazione e non su testimonianze materiali”.

Tante informazioni dalla zona dell’altare

Gli scavi in quell’area, cui hanno partecipato numerosi allievi, dottorandi e post-doc della Scuola Normale, sono stati condotti per indagare il rapporto stratigrafico e cronologico tra la pedana antistante al tempio e lo stereobate e hanno rilevato materiali di produzione corinzia, attica e locale, per lo più coerenti con i depositi dell’altare. Zona privilegiata d’indagine è stato l’altare – “luogo del sacro e del rito per eccellenza” – con i suoi depositi votivi e i materiali: quest’area continua a essere un bacino inestimabile d’informazioni per comprendere le pratiche cultuali e religiose dei devoti e scandisce l’intera cronologia dell’area sacra attraverso la sua stratigrafia.

Trovato anche un muro di fondazione

Le ricerche nell’area occidentale del tempio – dice una nota della Scuola Normale superiore – inoltre hanno permesso d’identificare un muro di fondazione perfettamente allineato con l’altare, ma non con il tempio di periodo classico a ulteriore indizio della preesistenza di un santuario in età arcaica. Questo settore fornisce informazioni per la comprensione non solo dell’intera fabbrica edilizia, ma anche del sistema di smaltimento e di drenaggio delle acque dell’area sacra: elementi quest’ultimi indispensabili per il funzionamento e le attività di un luogo così importante nella vita della polis.