E pensare che la Transizione ecologica, dettata dall’Unione europea ed accolta dai paesi membri, tra cui l’Italia, ha imposto un taglio netto alle energie inquinanti, quelle legate al petrolio, per spingere sulle rinnovabili.

Ed in effetti la Sicilia, con il suo clima, è, probabilmente, una delle zone in cui il solare avrebbe maggiore successo. Niente di tutto questo, almeno nel Siracusano dove, peraltro, la zona industriale, in cui si raffina il petrolio per trasformarlo in carburante, è a rischio chiusura.

Il Tar blocca un impianto solare

E’ di poche ora fa la notizia che il Tar ha bloccato la realizzazione dell’impianto fotovoltaico della Lindo srl in contrada Cavadonna, comprendente i territori di Siracusa Canicattini Bagni e Noto, i cui Comuni hanno presentato i ricorsi contro le autorizzazioni già rilasciate dalla Regione.

L’udienza sul merito della vicenda è stata fissata al 22 giugno del prossimo anno. Il Tar ha sospeso gli effetti del decreto con il quale l’assessore al Territorio faceva proprio, il 16 aprile del 2021, il parere positivo di Valutazione di impatto ambientale (Via) integrato dalla Valutazione di incidenza ambientale.

I no nel Siracusano alle fonti energetiche

E così, con il Petrolchimico in agonia, senza la possibilità di un parco solare, non si capisce a quale fonte energetica il territorio dovrebbe aggrapparsi. Senza contare che dieci anni fa, venne fatto saltare il progetto per la costruzione di un rigassificatore nella rada tra Siracusa ed Augusta, firmato dalla Shell e dalla Erg.

Il progetto

L’impianto, secondo quanto prospettato dalla Lindo, prevede l’installazione a terra, su un lotto di terreno di estensione totale 1.129.777 m2 attualmente a destinazione in parte agricola, in parte industriale, in parte a verde pubblico, di pannelli fotovoltaici (moduli) in silicio monocristallino della potenza unitaria di 360 Wp.

Nel progetto della società, è indicato che l’energia ricavata sarà veicolata, attraverso un cavidotto della lunghezza di 10 km, verso una cabina di trasformazione nel territorio di Noto.

Il parco degli Iblei

Il no all’impianto, da parte dei Comuni e di decine di associazioni ambientaliste, è riconducibile all’invadenza della struttura che si spalmerebbe su 100 ettari di terreno. Il punto è che il l’impianto ricadrebbe nell’istituendo Parco degli Iblei, sulla carta tra i più vasti in Italia, comprendente i territori di Catania, Siracusa, e Ragusa, che, per il via libera, necessita delle osservazioni da parte dei Comuni, 44 in tutto, in merito alla perimetrazione ed ai vincoli, temuti soprattutto dalle aziende agricole.

Sembra, pertanto, una corsa contro il tempo ma il destino dell’impianto solare appare già segnato, perché, in attesa della decisione sul merito del Tar, giugno del 2023, il Parco degli Iblei potrebbe essere stato già definito. Ed una volta istituito, non potrà essere più piantato nemmeno un chiodo, alla faccia della Transizione ecologica e delle miracolose energie rinnovabili.