Servizi a rischio negli ospedali palermitani di Villa Sofia-Cervello, Civico, al Policlinico e all’Asp.

I sindacati: “Stabilizzare tutti i lavoratori assunti per l’emergenza Covid”

Senza rinnovo dei contratti a tempo determinato e dei lavoratori co.co.co sarebbe gravemente compromesso il livello minimo di assistenza ai pazienti. Lo scrivono in una nota i sindacati Uil Fpl, Fials e Nursing Up che chiedono all’assessorato regionale alla Salute e ai direttori generali di avviare subito l’iter per la proroga dei contratti in essere “nelle more dell’avvio di nuove procedure di stabilizzazione che includano tutti i lavoratori assunti per l’emergenza covid”.

Cosa ha stabilito la Legge di Bilancio

I sindacati in una nota a firma di Vincenzo Di Prima, Giuseppe Forte e Gioacchino Zarbo ricordano quanto stabilito dalla Legge di Bilancio, ovvero che “al fine di valorizzare la professionalità acquisita dal personale che ha prestato servizio anche durante l’emergenza da covid-19 è possibile assumere questi lavoratori a tempo indeterminato, compresi coloro che sono stati reclutati anche senza procedure selettive e cioè attraverso l’utilizzo di forme di contratto atipiche come i Co.Co.Co. e incarichi libero-professionali”.

Carenza di personale negli ospedali e turni di lavoro estenuanti

I sindacati spiegano inoltre che questo personale “andrebbe a supporto della nota e cronica carenza di personale che insiste nelle nostre aziende ospedaliere, che in caso contrario, verrebbe oltremodo sovraccaricato, nonché sottoposto a turni di lavoro estenuanti, incidendo quindi negativamente sulla funzionalità dei servizi”.

Nei giorni scorsi l’allarme del sindacato Cimo

“Il mancato rinnovo dei precari della sanità siciliana e degli OSS (operatori sociosanitari) in particolare è destinato a creare una grave crisi assistenziale negli ospedali siciliani se non corriamo subito ai ripari. Per tale ragione, abbiamo scritto all’assessore regionale della Salute Giovanna Volo, chiedendo di operare al più presto una profonda rivisitazione dei parametri relativi al fabbisogno degli operatori sanitari nel loro insieme e, nelle more, di prorogare tutti i precari della sanità siciliana. Altrimenti sarà un disastro”. A dichiararlo sono il segretario regionale CIMO (Confederazione Italiana Medici Ospedalieri) Giuseppe Bonsignore e il presidente regionale della Federazione CIMO-FESMED (Federazione Sindacale Medici Dirigenti) Riccardo Spampinato.
“Il 31 dicembre prossimo termina lo stato emergenziale legato alla pandemia Covid19 – evidenziano i due sindacalisti – e con esso alcune norme derivanti dai vari decreti emanati durante l’ultimo triennio, incluse le facoltà assunzionali straordinarie che hanno tenuto a galla il Sistema sanitario nazionale.

I rischi degli ospedali pubblici

“In Sicilia gli ospedali pubblici rischiano grosso. Solo una parte del personale precario sarà infatti stabilizzabile, perché in molti hanno un rapporto di lavoro flessibile (cococo e libero professionali a partita IVA) che non rientra tra i requisiti previsti dalla norma di legge per poter accedere alla stabilizzazione. Verosimilmente i contratti precari che occupano posti vacanti nelle dotazioni organiche saranno comunque prorogati, ma non c’è certezza e, come sempre, bisognerà allungare il collo e attendere, trepidanti, che si avvicini la fine dell’anno”.

Gli operatori socio sanitari

“Ma poi – aggiungono Bonsignore e Spampinato – c’è il problema degli OSS, gli operatori sociosanitari, figura che a quanto pare in Sicilia è considerata un optional, vista la sottostima fatta nelle dotazioni organiche degli ospedali siciliani sulla base delle indicazioni assessoriali”.
In altre Regioni, quelle cosiddette “virtuose”, come Veneto ed Emilia-Romagna, il parametro utilizzato per calcolare il fabbisogno degli operatori sanitari ha portato a prevedere un operatore sociosanitario per ogni medico con rapporto di 1 a 1, e 2 infermieri per ogni medico.

Pochi operatori in Sicilia

“In Sicilia il rapporto medico/OSS è pari a 1 a 0,3, ben lontani dagli standard del Nord d’Italia. I pazienti del Veneto hanno forse bisogno di maggiore assistenza rispetto ai siciliani? Crediamo proprio di no. E alla fine, in mancanza degli operatori sociosanitari, gli infermieri finiscono per dover vicariare tali carenze, demansionati e distolti da altre attività più pertinenti. In ogni caso – concludono Bonsignore e Spampinato – il conto lo paga, come al solito, il paziente”.

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