Per tentare di aggirare eventuali tentativi di intercettazioni delle forze dell’ordine aveva dispensato ai sodali decine e decine di telefonini. Almeno una trentina ne hanno contato i finanzieri nel corso dell’indagine su Mazara del Vallo, nel Trapanese, che è sfociata tre giorni fa nell’operazione “Sugar”. Sono 21 le misure cautelari, di cui 13 colpiti dal divieto di dimora nelle province di Palermo, Trapani e Agrigento e 8 destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e autoriciclaggio.

Le disposizioni via telefono

I telefoni per l’organizzazione erano essenziali. E lo sapeva bene il suo presunto capo Salvatore Addolorato, 46 anni di Mazara del Vallo, che era sostanzialmente il “cervello” dell’organizzazione. Da lui partivano tutte le disposizioni, a cominciare dalla base logistica in un garage, per arrivare alla clientela da raggiungere e dai prezzi da fissare. E’ anche emerso come venivano fuori dei conflitti e per comunicare si utilizzava proprio il telefono. Accadeva spesso quando avvenivano le consegne delle dosi: “Se io dico a te che non devi fare credito a nessuno, perché non mi senti?”, diceva Addolorato ad uno dei suoi sodali.

La fitta rete di contatti

Sbalordite le fiamme gialle del fatto che una sola persone, quindi Salvatore Addolorato, fosse riuscito a consolidare una fitta rete di contatti telefonici con i propri sodali. Dalle conversazioni gli inquirenti hanno dedotto che si riscontrava “un atteggiamento di deferenza verso il vertice apicale”. Ad essere costruita una fitta rete di relazioni telefoniche su più apparati a disposizione dell’organizzazione. In poco meno di un anno Addolorato, per mantenere efficace ed attiva la fitta rete di relazioni telefoniche con gli altri sodali, era stato in grado di utilizzare almeno 30 dispositivi telefonici diversi.

Via da Mazara 2

Come è emerso dalle indagini inizialmente Salvatore Addolorato si era concentrato come piazza di spaccio nel quartiere di Mazara 2. Ma aveva deciso ad un certo punto di abbandonare questo territorio. Il motivo era quello di tentare di salvaguardare il fratello Diego con cui vi erano state interferenze ed era addetto da una cronica tossicodipendenza.

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