Il gip di Siracusa, Salvatore Palmeri, ha affidato l’incarico ai tre consulenti per l’incidente probatorio sul depuratore Ias di Priolo, l’impianto che tratta i reflui civili dei Comuni di Priolo e Melilli ed i fanghi delle imprese del Petrolchimico, sotto sequestro dal 16 giugno nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale della Procura di Siracusa.

Chi sono i consulenti

I consulenti, Giuseppe Mancini, Alfredo Pini e Emilio Napoli, inizieranno le operazioni peritali il 17 gennaio prossimo. La richiesta di incidente probatorio, notificata ai 38 indagati ed alle persone offese, tra cui Legambiente Sicilia e Natura sicula, difese dall’avvocato Paolo Tuttoilmondo e Lipu, assistita dall’avvocato Maria Aprile, ed il Comune di Melilli, è stata avanzata nel settembre scorso dai magistrati della Procura di Siracusa.

I quesiti della Procura

Gli inquirenti hanno posto dei quesiti ai periti per verificare alcune questioni, tra cui la possibilità per l’impianto, “tenuto conto  della sua configurazione strutturale e delle quantità di reflui e della qualità degli inquinanti immessi” di “depurarli e quindi se i reflui in esso confluiti  siano stati trattati in conformità alla normativa ed alla Bat ed in ogni caso se esso sia in grado di garantire un livello di protezione dell’ambiente nel suo insieme equivalente a quello definito nelle Bat , non immettendo  nell’ambiente carichi di inquinanti maggiori di quelli consentiti”. Il rischio è che se il depuratore non dovesse superare l’esame, si andrebbe incontro ad una sua progressiva chiusura con conseguenze per l’attività produttiva delle imprese della zona industriale, che si ritroverebbero senza un impianto dove scaricare i fanghi di lavorazione.

La lettera alla Regione

Nei giorni scorsi, in una lettera all’assessorato regionale al Territorio ed ambiente, Antonio Mariolo, amministratore giudiziario dell’impianto, ha chiesto la sospensione dei termini di attuazione delle prescrizioni imposte dal Governo regionale siciliano, con l’Autorizzazione integrata ambientale, al depuratore Ias di Priolo.

La Regione, il mese successivo al provvedimento del Tribunale, ha emesso l’Aia, autorizzazione integrata ambientale, che, in sostanza, si tradurrà con un piano di investimenti al fine di adeguare l’impianto di Priolo alle norme ambientali che, secondo la Procura di Siracusa, sarebbero state violate.

I timori dell’amministratore giudiziario

L’amministratore giudiziario teme che l’investimento pubblico rischia di essere vanificato se al termine dell’incidente probatorio si procederà “con la definitiva interruzione dei reflui”.

Infatti, come scrive l’amministratore “le prescrizioni imposte con l’Aia e speficatamente quelle che impongono la realizzazione di nuovi impianti, diverranno superflue laddove verrà accertata la fondatezza dei rilievi dell’Autorità giudiziaria e confermato che gli utenti che producono sversamenti al di fuori dei limiti che l’impianto di depurazione, così come esso è attualmente, può trattare, ed in particolare quelli provenienti dai cosiddetti “grandi utenti” si dovranno, infine distaccare”.

Secondo l’amministratore, un impegno economico, da parte della Regione, “di ingente entità economica e tecnica (la previsione economica degli interventi imposti dall’Aia è di circa 20 milioni di euro)” causerebbe “un danno a carico della collettività, oltre che rappresenterebbe una violazione dei principi di efficienza e di economicità dell’azione amministrativa, che vanno riferiti pure alle attività delle società a totale o maggioritaria partecipazione pubblica come è l’Ias”.

 

 

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