I giudici del Tribunale di Siracusa hanno assolto Giovanni Vizzini, 35 anni, accusato del tentato omicidio ai danni di Giuseppe Aprile, 41 anni, di Portopalo avvenuto il 12 febbraio del 2018 a Pachino.

L’agguato davanti a bar di Pachino

La vittima, coinvolta in un’inchiesta antimafia sulle estorsioni alle aziende agricole di Pachino venne raggiunta da un colpo di pistola, calibro 7,65, davanti al bar Scacco Matto, a ridosso del mercato ortofrutticolo di Pachino, mentre si trovava in compagnia di altre persone. Una spedizione punitiva che, nella versione degli inquirenti, sarebbe riconducibile ad un regolamento di conti tra gruppi contrapposti.

Arresto e liberazione dell’imputato

Gli agenti di polizia, su disposizione del gip del Tribunale di Siracusa, disposero l’arresto di Vizzini che, però, venne rimesso in libertà dal Tribunale del Riesame, accogliendo il ricorso presentato dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Franca Auteri e Ornella Burgaretta.

Le immagini delle telecamere

Le responsabilità di Vizzini, secondo gli inquirenti, sarebbero emerse dai filmati delle telecamere di sicurezza della zona in cui è avvenuto l’agguato: dalla scansione dei fotogrammi, gli agenti di polizia di Pachino e della Squadra mobile di Siracusa notarono i movimenti di una persona, che, dopo essere scesa dall’auto, avrebbe impugnato un’arma usata contro Giuseppe Aprile.

Il Tribunale dà ragione alla difesa

Quell’uomo, secondo la tesi dei magistrati della Procura di Siracusa e della polizia, sarebbe stato identificato in Giovanni Vizzini, che ha sempre negato il suo coinvolgimento e la sentenza emessa dai giudici del Tribunale di Siracusa ha dato ragione alla prospettazione della difesa dell’uomo.

Il delitto del padre dell’imputato

A rimanere vittima di un altro agguato è stato il padre dell’imputato, Corrado Vizzini, colpito con colpi d’arma da fuoco ivia De Sanctis, a Pachino,  nel marzo del 2019 e deceduto nelle ore successive in ospedale, al Di Maria di Avola. Sono stati condannati, in via definitiva, gli esecutori del delitto: Stefano Di Maria, 27 anni, dovrà scontare 15 anni di reclusione; 24 anni per Sebastiano Romano, 30 anni ciascuno per Massimiliano Quartarone, 31 anni, e Giuseppe Terzo, 28 anni. Secondo la tesi della Procura di Siracusa, la vittima avrebbe pagato con la vita una intimidazione ai danni di Quartarone, culminata il 9 febbraio con il danneggiamento a colpi di pistola della sua porta di casa. Quartarone, nella ricostruzione dell’accusa, avrebbe poi convinto gli altri tre ad organizzare una spedizione punitiva per ammazzare il cinquantacinquenne.

 

 

 

Articoli correlati