E’ guerra aperta all’Orchestra sinfonica siciliana. Una guerra fra la struttura commissariale dell’ente e i sindacati ma una guerra anche fra l’organizzazione della Fondazione e il mondo dell’informazione.

Il duro comunicato della Fondazione

Indetto senza alcuna assemblea dei lavoratori e con un’azione unilaterale dei sindacati, conseguente alla proclamazione dello stato di agitazione, lo sciopero che ha portato alla cancellazione dei due concerti previsti venerdì 27 e sabato 28 gennaio 2023 ha visto una partecipazione scarsissima di lavoratori. Solo 32 su 132, tra stabili e scritturati vi hanno preso parte. E la percentuale non cambia se si considerano solo i lavoratori stabili. Questo quanto scrive la fondazione in un lungo comunicato stampa sul quale parte la prima battaglia.

Sono i giornalisti a contestare la nota priva di firma da parte di un professionista incaricato. una contestazione alla quale la fondazione replica sostenendo di non aver alcun obbligo di trasparenza circa il redattore del comunicato e anticipa la successiva probabile contestazione sostenendo di avere in organico molti professionisti dell’informazione che operano a più mani.

“Danno economico e d’immagine”

La Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana denuncia il danno economico subito. “In soli due giorni di sciopero” si sarebbe causata “la perdita di oltre 60.000 euro per la FOSS, tra cachet comunque dovuti agli artisti, costi dei service per la registrazione per la Rai, rimborso dei biglietti già venduti, ecc”. Secondo la Foss “la gran parte dei lavoratori, oltre il 75%, non condivide evidentemente le motivazioni addotte dai sindacati e non prende parte agli scioperi. Alle 21 di venerdì sera decine di professori e professoresse dell’orchestra si sono regolarmente recate in teatro, firmando la loro non adesione”.

E ancora sottolineano dalla Foss, “I rappresentanti sindacali non hanno dunque agito rappresentando né la totalità dei lavoratori, né una percentuale che si avvicina alla maggioranza di loro, stante l’adesione allo sciopero di meno del 25% dei lavoratori totali della Fondazione. Lo sciopero ha determinato, oltre ad un ingente danno economico per la Fondazione, anche un danno d’immagine, contestuale, per di più, alle gravi lamentele da parte degli abbonati”.

Ma i sindacati non ci stanno

Ma i sindacati non ci stanno e contestano i numeri dalla FOSS, “secondo i dati in nostro possesso comunicati dai lavoratori, la partecipazione è stata indubbiamente massiccia tra i professori d’orchestra a tempo indeterminato iscritti alle 4 sigle sindacali mentre per i lavoratori precari la percentuale si abbassa notevolmente a causa – probabilmente – delle ripetute “pressioni” da parte della direzione nei confronti dei più deboli, proprio di coloro i quali invece il Sindacato chiede un investimento per il loro futuro e dunque dell’Orchestra”.

Dunque adesione massiccia ma pressioni sui precari per farli lavorare lo stesso, è l’accusa mossa ai vertici “Ultima pressione, in ordine cronologico, le continue telefonate dirette proprio a quei professori d’orchestra con contratto a tempo determinato ove veniva fatta richiesta di esprimersi in merito alla partecipazione o meno all’azione di protesta. Condotta questa che, assieme ad altre, è al vaglio degli uffici legali del Sindacato per un’eventuale denuncia per condotta antisindacale nei confronti del Sovrintendente Francesco Di Mauro ai sensi dell’art. 28 L.300/70 Statuto dei Lavoratori” scrivono in una nota congiunta SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, FIALS-CISAL.

Il comunicato

“Senza voler scomodare le elementari regole dell’insiemistica – proseguono – la direzione della FOSS prima di diffondere dati decisamente distorti a proprio vantaggio, dovrebbe rivedere il numero totale dei dipendenti, quanti di essi avrebbero dovuto prendere parte allo spettacolo e quanti – dei restanti – non hanno timbrato il cartellino, per poi trarne le percentuali corrette. Qualora i numeri reali, per assurdo, dovessero confermare quanto asserito dal comunicato, non si capisce come mai la Direzione abbia deciso preventivamente di annullare i concerti in programma senza aver prima verificato la ricevibilità della prestazione lavorativa e dunque la fattibilità dei concerti evitando di recare nocumento alla Fondazione stessa. Forse per ostacolare una legittima protesta sindacale? Questo risulta l’unico caso nel settore di cancellazione di uno spettacolo preventivamente ad una proclamazione di sciopero, un espediente teso forse a contrastare la naturale adesione allo sciopero, garantendo la legittima retribuzione chi non aderisce? Questo epilogo sullo sciopero – sottolineano le sigle sindacali – si aggiunge a tutta una serie di palesi vessazioni e manovre gestionali sul personale tese all’inasprimento gratuito di un clima molto pesante che si respira in orchestra.

Le tessere sindacali ‘cancellate’

“In merito alle cancellazioni dal Sindacato, ad oggi risultano solo due dimissioni da una sola sigla aderente. Chi conosce le dinamiche del mondo della rappresentanza sindacale sa perfettamente che questi episodi rientrano nella normale vita quotidiana consociativa e che non possono essere piegati alla propaganda di una direzione oramai allo sbando. Uno sbando talmente evidente da far diffondere un comunicato stampa senza un titolare di ufficio stampa e senza la firma di un professionista autorizzato ad esercitare un ruolo abusivamente svolto da qualche improvvido dirigente o zelante dipendente. Anche in questo caso il sindacato si riserverà di segnalare i fatti agli organi competenti”, concludono.

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