Personale della Dia ha perquisito gli uffici dell’anagrafe del Comune di Alcamo, paese in provincia di Trapani. Gli investigatori avrebbero acquisito diversi cartellini di carte di identità, i documenti cioè che restano al Comune dopo l’emissione delle tessere di riconoscimento.

Indagine sulle identità di Messina Denaro

Secondo indiscrezioni non confermate dagli inquirenti, la “visita” della Dia ad Alcamo potrebbe essere legata alle indagini sulla latitanza del boss Matteo Messina Denaro.

Nell’ultimo covo del capomafia arrestato il 16 gennaio sono state trovate 5 carte di identità intestate ad altrettanti incensurati, in vita, residenti a Campobello di Mazara, paese in cui Messina Denaro si è nascosto almeno negli ultimi 3 anni.

Addosso al boss sono state trovate anche numerose fototessera. Gli investigatori stanno cercando di accertare l’origine dei documenti trovati a casa del boss, come siano stati contraffatti ed eventuali complicità degli alias e di impiegati degli uffici comunali addetti al rilascio delle carte.

L’origine dell’inchiesta parallela

Le carta d’identità e la tessera sanitaria false usate da Matteo Messina Denaro potrebbero, dunque, provenire da due misteriosi furti messi a segno al comune di Trapani nel 2015 e nel 2018 e in generale nel Trapanese. Le tessere sono intestate ad altrettanti cittadini incensurati di Campobello di Mazara, trovate nel covo di Matteo Messina Denaro di vicolo San Vito dopo il suo arresto. Ma fra le ipotesi dell’inchiesta parallela ce ne sono altre e alcune porterebbero ad altri comuni del territorio dove potrebbero essere state trafugate o comunque utilizzate tessere per dar vita negli ultimi mesi di latitanza del capo di cosa nostra ad ulteriori identità fittizie

I due episodi di furto di tessere a Trapani

Noti due furti avvenuti a Trapani. Ora i due episodi, che fino a ora erano stati ritenuti di criminalità comune, potrebbero assumere una connotazione totalmente diversa. Dopo il furto delle carte rubate in bianco potrebbero essere state compilate con le generalità dei 5 campobellesi. Poi sarebbero state aggiunte le foto di Messina Denaro. Un procedimento complesso sul quale i pm cercano di far luce che difficilmente il boss avrebbe potuto realizzare senza le complicità di altri.

Le indagini sui furti

Il primo furto è avvenuto nella delegazione municipale di Borgo Madonna in via Giuseppe Polizzi. I ladri entrarono in azione di notte forzando la porta d’ingresso dell’edificio e portando via carte di identità in bianco e denaro. Tre anni dopo i malviventi, dopo aver disattivato l’energia elettrica di un intero isolato, entrarono negli uffici periferici di largo San Francesco di Paola e rubarono la cassaforte con mille documenti di identità e soldi. I responsabili del furto furono arrestati tempo dopo ma solo parte del bottino venne recuperato. Gli investigatori, oltre ad accertare se le tessere trovate nel covo siano della partita di quelle sottratte, stanno verificando se siano stati commessi altri furti simili in Sicilia.