È morto Francesco Geraci, l’ex collaboratore di giustizia e amico d’infanzia di Matteo Messina Denaro. Originario di Castelvetrano, viveva da tempo in una località segreta dopo essere uscito dal programma di protezione. Da tempo soffriva di un tumore al colon, la stessa malattia del boss.

Il gioielliere di Riina

“Con Messina Denaro Matteo ci conosciamo dall’infanzia perché giocavamo assieme da piccolini. Abita vicino casa mia, in linea d’aria saranno un 200 metri”, aveva dichiarato in un’udienza di qualche anno fa. Parole che pronunciò proprio dopo avere cominciato a collaborare con la giustizia. Francesco Geraci, gioielliere di professione, era conosciuto per avere nascosto gli oggetti preziosi di Totò Riina a Castelvetrano. Collier, orecchini, crocifissi tempestati di brillanti, diamanti, sterline e lingotti d’oro per un valore di oltre 2 miliardi di lire.

Il riavvicinamento

La vicinanza tra Francesco Geraci e Matteo Messina Denaro si sarebbe interrotta quando il primo aveva 15 anni. “Lui ha preso la sua strada e io la mia” disse Geraci in una dichiarazione durante il processo per la strage dei Georgofili. I due si riavvicinano quando qualcuno chiese il pizzo al gioielliere e lui si rivolse al vecchio compagno di scuola. “Da quel giorno divento un uomo di fiducia di Messina Denaro”, disse Geraci al processo di Firenze.

In cura per un tumore

Si stava curando per un tumore al colon. È morto ieri a Milano, Francesco Geraci, 59 anni. Gioielliere di Castelvetrano, Geraci è deceduto in una clinica dove stava cercando di curarsi per un tumore al colon, la stessa patologia dell’ex latitante, catturato poche settimane fa. Dopo l’arresto nel 1994 è diventato collaboratore di giustizia. Geraci ha rivelato agli investigatori particolari e retroscena della stagione delle stragi. Anche se non formalmente affiliato a Cosa nostra, il gioielliere è stato tra gli uomini più fidati di Matteo Messina Denaro scelti per partecipare alla missione romana voluta da Totò Riina per eliminare Giovanni Falcone. Era stato il custode dei gioielli di famiglia dell’allora capo di Cosa nostra.

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