A Palermo potrebbe essere trovato un altro covo in cui potrebbe essersi nascosto Matteo Messina Denaro? Sono ancora tantissimi i dubbi su cui stanno indagando Carabinieri e polizia di Stato in seguito alla cattura del boss. Tanti i particolari che stanno venendo fuori in questi giorni di fittissime indagini coordinate dalla procura di Palermo che stanno mettendo in luce le abitudini, gli spostamenti e la rete di fiancheggiatori di Messina Denaro. Quello che appare chiaro è che, almeno negli ultimi mesi, il latitante da 30 anni conduceva una vita per lo più normale, un normalissimo paziente oncologico che frequentava la clinica in cui si curava, che intratteneva rapporti con amici conosciuti proprio durante le sedute di chemio e che a Campobello usciva da casa per fare spese.

Il covo a Palermo, le ricerche

Ma Messina Denaro, un uomo abituato al lusso e alla bella vita, avrebbe mai potuto alzarsi sempre alle 6 del mattino per andare a sottoporsi alla chemio a Palermo? Gli investigatori non escludono che il capomafia possa aver avuto in questi anni anche un covo anche a Palermo, un covo in cui avrebbe potuto usare anche per intrattenere le sue relazioni anche femminili ma anche per relazioni di altro tipo. Il primo a parlare di questa pista è il Sole24 ore in un articolo a firma Nino Amadore. Intanto l’inchiesta, coordinata dal capo della procura Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, procede veloce nella ricostruzione della rete che ruotava attorno al capo di cosa nostra.

I due compartimenti a servizio del boss

Alla luce degli arresti eseguiti dalle forze dell’ordine negli ultimi anni, è stato ricostruito che Messina Denaro aveva attorno a sé almeno due compartimenti. Da un lato vi era la rete che serviva alla gestione de suo potere, dall’altro uno che doveva aiutarlo a gestire la sua latitanza. Messina Denaro usava uomini d’onore riservati e tra i suoi contatti con la classe dirigente del trapanese e non solo. Nel secondo comparto vi erano i suoi uomini d’onore di fiducia. Il punto di contatto tra i due comparti sarebbe stato Franco Luppino, unico uomo di fiducia vera dopo la morte dopo la morte del boss Leonardo Bonafede.

Pochi fondi, aiutato dagli uomini riservati

Che le operazioni antimafia avessero indebolito la rete di fiancheggiatori è comunque cosa nota. Dopo il blitz Hesperia per il latitante si sarebbe fatto tutto più complicato, soprattutto sul fronte delle risorse economiche, tanto da essere costretto a usare, per trovare soldi, anche qualche uomo d’onore riservato.

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