Gli otto cadaveri che si trovavano sul barchino soccorso a 42 miglia da Lampedusa, in area Sar Maltese, sono stati trasferiti dalla camera mortuaria del cimitero di Lampedusa a quella dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. La Procura di Agrigento, con il reggente Salvatore Vella, aveva, già nei giorni scorsi, disposto l’autopsia.

La tragedia pochi giorni fa

Gli otto migranti, fra cui tre donne (una delle quali incinta), sarebbero morti di fame e freddo durante la traversata iniziata da Sfax in Tunisia. La Procura di Agrigento ha, subito dopo lo sbarco, aperto un fascicolo d’inchiesta, a carico di ignoti, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato.

Il barchino, con a bordo 42 migranti (fra cui 10 donne e un minore originari di Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Camerun, Burkina Faso e Niger) e 8 cadaveri, venne soccorso, dalla Capitaneria di porto, la sera di giovedì 2 febbraio. Fra gli otto morti anche la donna che, perdendo i sensi, ha fatto scivolare in acqua il suo bambino: un neonato di 4 mesi che è morto annegato ed è stato considerato disperso.

La salme arrivate ad Agrigento

Le 8 salme, arrivate con il traghetto di linea Lampedusa-Porto Empedocle, quelle che dovranno essere sottoposte ad autopsia, secondo quanto disposto dalla Procura di Agrigento, non sono state fatte entrare tutte nell’obitorio dell’ospedale San Giovanni di Dio. Del trasferimento, disposto dai pm affinché possa essere effettuato l’esame autoptico, si è occupata la Guardia costiera. Pare che non fosse stata data comunicazione ufficiale alle autorità sanitarie, motivo per il quale non tutte sono state fatte entrare nell’obitorio: quattro si trovano momentaneamente nell’obitorio dell’ospedale di Agrigento, mentre nei cimiteri comunali di Licata e Canicattì.

Il drammatico racconto

Secondo il drammatico racconto dei sopravvissuti sarebbero morti di fame e di freddo i 5 uomini e le 3 donne, una delle quali in avanzato stato di gravidanza, che sono stati ritrovati ieri sera dalla motovedetta Cp324 della Guardia costiera che ha effettuato il soccorso di un barcone a 42 miglia da Lampedusa, in acque Sar Maltesi. A riferirlo ai soccorritori prima e alla polizia dopo, non appena giunti all’hotspot di contrada Imbriacola, sono stati i 42 migranti superstiti. Tutti erano bagnati fradici, infreddoliti e disidratati. I migranti hanno raccontato ai mediatori culturali di essere partiti da Sfax, in Tunisia, alle ore 3 di sabato scorso con l’imbarcazione di 6 metri dopo essere stati per mesi rinchiusi in una safe house di Mahdia.

Articoli correlati