Nel processo in Appello denominato Tonnara, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, il pm ha prodotto ai giudici una misura di prevenzione patrimoniale antimafia emessa dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania  nei confronti di uno dei 12 imputati.

Ristoratore nei guai

E’ Gaetano Maieli, condannato in primo grado a 13 anni e 4 mesi di reclusione, a cui, il 4 gennaio scorso, i militari della Guardia di finanza hanno sequestrato beni  per un valore di 1 milione di euro.

Il sequestro del locale a San Giovanni

In particolare, secondo gli inquirenti, avrebbe accumulato proventi illeciti derivanti dallo spaccio di sostanze stupefacenti e con questi, nella tesi delle forze dell’ordine, avrebbe avviato un’attività di ristorazione nella zona del Santuario della Madonna delle Lacrime, a San Giovanni.

Il ruolo di Maieli per l’accusa

L’iniziativa del pm in occasione dell’udienza delle ore scorse davanti ai giudici della Corte d’Appello di Catania ha l’obiettivo di aggravare la situazione dell’imprenditore siracusano, accusato di essere stato tra i promotori di un vorticoso traffico di droga che aveva nel complesso di palazzine a ridosso dell’ex Tonnara di Siracusa il quartier generale.

I prestanome

Secondo i finanzieri, l’imprenditore siracusano avrebbe affidato la gestione del locale alla sua compagna e ad un’altra persona con quest’ultima che avrebbe ricoperto il ruolo di prestanome.

L’acquisto di un appartamento a sei vani

Il reimpiego di proventi illeciti si sarebbe concretizzato anche con l’acquisto di un appartamento a Siracusa di circa 6 vani.

Esclusa aggravante mafiosa

Nel processo in primo grado  è stata esclusa l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa. L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catania, culminò nel febbraio del 2018 con l’arresto di 16 persone, al termine di un blitz, portato a termine dai carabinieri.

I vertici del gruppo Tonnara

Antonio Rizza, condannato a 24 anni in primo grado, e Danilo Briante, che ha rimediato 28 anni, sono indicati dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, come le figure apicali di questo sodalizio.

Per gli inquirenti, i due avrebbero dati ordini sulle dosi giornaliere da consegnare agli spacciatori “organizzati in veri e propri “turni di lavoro”, in modo tale da garantire le cessioni di stupefacente senza soluzione di continuità durante l’arco dell’intera giornata”.

Le rivelazioni dell’ex boss del Bronx

Sono state importanti, almeno per la pubblica accusa, le rivelazioni di Francesco Capodieci, ex capo del gruppo Bronx, diventato collaboratore di giustizia, che ha confermato il ruolo operativo di Briante e Rizza  ma si è anche soffermato sulla posizione di Gaetano Maieli,  indicato dal pentito come “la mente fine del gruppo”.

Trattative per concordare le pene

Frattanto, sono in corso trattative tra la pubblica accusa e le difese di Danilo Briante, assistito dall’avvocato Junio Celesti, e Antonio Rizza, per concordare le pene.

Le condanne

Queste le condanne rimediate in primo grado dagli imputati: Alessandro Abela, 11 anni, Raffaele Ballocco, 16 anni; Danilo Briante, 28 anni; Vincenzo Buccheri, 11 anni; Dario Caldarella, 11 anni; Gaetano Maieli, 13 anni e 4 mesi; Marco Maieli, 4 anni e 4 mesi; Giuseppina Riani, 6 anni e 6 mesi; Antonio Rizza, 24 anni; Ivan Rossitto, 14 anni e 4 mesi; Massimo Salemi, 11 anni 2 mesi; Graziano Pasquale Urso, 7 anni.