Nella corsa a sindaco di Catania esce di scena un pezzo  importante e inatteso dell’equazione. A poche ore dalla direzione regionale del Pd che parlerà di alleanze e candidatura il fantasma della candidatura indipendente di Enzo Bianco smette, all’improvviso, di aleggiare sul centrosinistra.

Condannato per il dissesto di Catania

La sezione giurisdizionale d’Appello della Corte dei Conti della Sicilia, accogliendo parzialmente il ricorso della Procura generale, ha dichiarato Enzo Bianco incandidabile per i prossimi 10 anni e imposto il divieto per lo stesso periodo a ricoprire cariche in enti vigilati o partecipati di Enti pubblici.

La sentenza, pubblicata dal sito lasicilia.it, riguarda indagini erariali avviate dalla Procura di Catania, su indagini della Guardia di finanza, sul dissesto finanziario del Comune di capoluogo etneo. Secondo quanto appreso la decisione è stata adottata nella serata di ieri.

Bianco incandidabile per dieci anni

L’ex sindaco aveva annunciato la sua candidatura a primo cittadino per le prossime amministrative alla guida di una coalizione civica senza partiti. Per Bianco, condannato a un risarcimento danni di quasi 39mila euro, è stata disposta l’incandidabilità, per “un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo” e il divieto, per lo stesso periodo, “di ricoprire la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici”.

Incandidabili anche i componenti delle sue giunte

Il provvedimento riguarda anche i componenti la giunta in carica tra il 2013 e il 2018. Per loro è stato imposto il divieto di ricoprire, per un periodo di dieci anni, “incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni e organismi pubblici e privati”. Sono gli ex assessori Luigi Bosco, Rosario D’Agata, Giuseppe Girlando, Orazio Antonio Licandro, Salvatore Di Salvo, Marco Consoli Magnano di San Lio, Angelo Villari e Valentina Odette Scialfa Chinnici. La Corte ha inoltre disposto il divieto a Calogero Cittadino, Natale Strano, Fabio Sciuto, Francesco Battaglia e Massimiliano Carmelo Lo Certo di “essere nominati per sei anni nel collegio dei revisori degli enti locali e degli enti e organismi agli stessi riconducibili”.

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