In Sicilia l’evasione fiscale continua ad essere una realtà ancora troppo rilevante: le imposte evase nella regione superano i 6 miliardi e mezzo di euro. I dati del ministero dell’Economia e delle finanze, elaborati dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, mostrano una situazione veramente allarmante. Su 100 euro di gettito fiscale incassato, circa 19 euro vengono evasi, tanto che l’economia sommersa rappresenta, rispetto al valore aggiunto regionale, il 16,8%. Peggio della Sicilia in terma di evasione fiscale solo la Puglia, la Campania e la Calabria, dove si arrivano ad evadere 21,30 euro su 100. La Sicilia si trova ben più in alto della media nazionale, che si ferma a 13,2 euro evasi ogni 100 di gettito, tanto che l’economia sommersa rappresenta circa l’11,6% del valore aggiunto nazionale. E questo grazie a molte regioni virtuose, soprattutto del Nord Italia, che vanno a bilanciare ciò che succede nel Sud Italia.

Le altre regioni

La provincia autonoma di Bolzano si ferma all’8,2%, mentre la Lombardia, che in termini assoluti si presenta come la regione con maggiori imposte evase, in realtà segna appena l’8,4% di economia sommersa rispetto al valore regionale, con un importo evaso, su 100 euro, di 9,5 euro. Non è un caso che questo valore cresca, per macroripartizione, via via che si scende lungo la penisola: nel Nord ovest si ferma a 10,3 euro, nel Nord Est a 11,1 euro; al Centro sale a 13,6 euro e subisce una impennata a 19 euro nel Mezzogiorno. Le regioni del Sud, insomma, rappresentano ancora un osso duro per il lavoro che si sta cercando di fare contro l’evasione fiscale.

La lotta all’evasione

Nel 2022 il fisco ha comunque recuperato dalla lotta all’evasione oltre 20 miliardi di euro. Sempre sul fronte delle entrate, il trend positivo è proseguito anche in questa prima parte del 2023. Sempre secondo il Mef, nei primi tre mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2022, le entrate tributarie e contributive sono cresciute complessivamente di 4,7 miliardi di euro (+2,7%). “Pur non potendo contare su quasi 79 miliardi di euro di tasse ogni anno, un importo che rimane ancora straordinariamente elevato – scrive la Cgia di Mestre – l’Amministrazione finanziaria italiana sembra essere riuscita a imboccare la strada giusta per combattere efficacemente questa piaga sociale ed economica che da sempre caratterizza negativamente il nostro Paese”.

Leggero calo della pressione fiscale

Attraverso diversi strumenti pensati appositamente, una serie di contribuenti sono stati indotti a ravvedersi. Anche il leggero calo della pressione fiscale registrato in questi ultimi anni ha sicuramente avuto un effetto positivo sul fronte delle entrate. “Sebbene sia ancora del tutto insufficiente – dicono ancora dalla Cgia – la contrazione del carico fiscale ha contribuito, in parte, a ridurre l’evasione, soprattutto quella che in gergo viene chiamata di ‘sopravvivenza’. Purtroppo, chi è completamente sconosciuto al fisco continua imperterrito a farla franca, così come le organizzazioni criminali di stampo mafioso che sempre con maggior dedizione seguitano a coltivare i propri traffici illegali”.

Le multinazionali e i giganti del web

Poco “sensibili” alla fedeltà fiscale lo sono anche quelle multinazionali e i giganti del web che, in Italia, realizzano profitti milionari, ma la stragrande maggioranza delle imposte le versano nei paesi a elevata fiscalità di vantaggio. “Se riusciremo a contrastare con maggiore incisività l’economia sommersa – sostiene la Cgia – riusciremo a incrociare in maniera efficace le 161 banche dati fiscali che possiede la nostra Amministrazione finanziaria e, infine, assisteremo a una seria riforma del fisco che tagli strutturalmente il peso del fisco su tutti i contribuenti, non è da escludere che nel giro dei prossimi 4/5 anni l’evasione fiscale presente in Italia potrebbe addirittura ridursi della metà, allineandosi così al dato medio europeo”.

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