Giuseppe Guardì nasce a Palermo il 21 agosto del 1999. La sua formazione in arte culinaria e enogastronomia, dovuta agli studi di I.P.S.S.E.O Pietro Piazza, lo porta ad approcciarsi alla cucina in modo curioso e sperimentale, con continui aggiornamenti. Cercando di raccontare la Tradizione della cucina della propria terra, sperimentando nuovi sapori, seppur nel rispetto delle ricette e delle materie prime originali, manifesta un forte interesse già all’età di 14 anni, continuando gli studi a scuola ma tuffandosi subito nel lavoro in cucina. Passione per questo lavoro, determinazione e sacrificio fanno guadagnare a Guardì la posizione di Chef, che ricopre ancora giovanissimo. Numerose le esperienze, partendo da Cinisi e poi in giro per l’Italia, anche in ristoranti stellati. Ma quella che Giuseppe Guardì ritiene sia l’esperienza determinante per la sua carriera, è quella maturata all’ “Ippolito restaurante”, tra i più prestigiosi di Palermo, gestito dal maestro Ippolito Ferreri. Membro della Federazione italiana cuochi, oggi Giuseppe continua la sua carriera al ristorante La Tonnara Bordonaro (la sua costruzione risale al 1300, Il gruppo Zaharaziz ha infatti rilanciato l’imponente edificio donandogli nuova vita e un nuovo scopo) come sous chef, chef de parte ai secondi. In cucina come nella vita bisogna usare ingredienti veri, altrimenti i nostri piatti saranno solo imitazioni di quelli di qualcun altro.

Mi hanno sempre detto che tutti i nodi vengono al pettine, basta essere sinceri per non avere nulla da temere. Certo, non dico che non si debba mai scendere a compromessi, ma si può farlo rimanendo sé stessi. Che poi è anche più facile, no? Dovrebbe venirci naturale, come cucinare per chi amiamo. È grazie ai miei genitori se sono diventato quello che sono oggi, con valori che vorrei condividere con voi, regole di vita che mi hanno indicato la strada da percorrere e su cui ho costruito tutto quello che ho. Non importa quanto sia difficile, non bisogna mollare mai. So che sembrano fesserie, ma è così, per me lo è stato!

Passavo le notti in cucina a spaccarmi la schiena, ho avuto momenti in cui ero lì lì per gettare il grembiule a terra. Ma sapete che c’è?

Non l’ho mai fatto.

Se credete in qualcosa, lottate per ottenerla, magari non ci riuscite, ma non avrete niente da recriminarvi. Ho sempre pensato che il lavoro dello Chef fosse anche quello di coach. Lavorare di squadra – e non individualmente – significa per me dare un valore aggiunto: mai dimenticare che sono tante piccole gocce a fare il mare, e non il contrario!

Amo sperimentare partendo da un sapore, un odore, un gesto, un ricordo.

Una terra come la mia lascia un’impronta indelebile che ti porti dietro ovunque tu sia, ed è per questo che i miei piatti nascono sempre dall’incontro tra le memorie della mia infanzia, fatte di sapori semplici che sanno di casa, e la tradizione gastronomica della Sicilia mia terra. Non mi sento un innovatore, vado in profondità perdendomi nei sapori della tradizione, cercando di riportarli alla luce in una nuova forma, nel rispetto del valore di ogni ingrediente.

 

 

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