Le indagini dei carabinieri e dei magistrati di Siracusa hanno svelato un mercato clandestino sull’assegnazione abusiva delle case popolari in via Algeri, nel rione della Mazzarrona, al centro di tanti episodi criminali, tra cui ingenti traffico di droga.

I nomi degli indagati

Nell’inchiesta sono emerse le responsabilità di 5 persone, destinatarie delle misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Siracusa.

Sono in carcere Davide Cassia, Antonio Aggraziato e Luigi Croce, domiciliari per Cristian Genova ed obbligo di dimora per Francesco Puglisi.

La vendita in nero delle case popolari del Comune

In realtà, è emerso un solo caso, legato alla gambizzazione di un uomo avvenuta il 7 giugno del 2022, che avrebbe dovuto pagare un pizzo, circa mille euro, per poter usufruire di un alloggio, precedentemente acquistato sottobanco al prezzo di 3 mila euro.

Il ruolo di Cassia

L’assegnataria avrebbe “affittato” la casa all’uomo  fino al ritorno del compagno, che, in quel momento si trovava in carcere, salvo poi proporre la stessa opportunità ad una donna ma applicandole una tariffa più bassa: mille euro. Quest’ultima, secondo gli inquirenti, si sarebbe rivolta a Davide Cassia per la restituzione della somma solo che l’indagato, invece di mediare con la venditrice, avrebbe deciso di pretendere i soldi da quell’uomo. E si sarebbe fatto aiutare da Croce e da Aggraziato per mettere pressione alla vittima, minacciata di ritorsioni se non avesse scucito quella somma.

Le intercettazioni

Prima dell’agguato, per cui nelle ore successive fu arrestato dai carabinieri Cristian Genova mentre Francesco Puglisi venne denunciato, la vittima avrebbe ricevuto una telefonata da Luigi Croce, stando alla ricostruzione dei carabinieri e dei magistrati. “Se non ci dai i soldi ti fa saltare la casa con una bomba” avrebbe detto al telefono Croce, scatenando la reazione dell’uomo.

La videochiamata su WhatsApp

Dai riscontri degli inquirenti, sempre prima della gambizzazione, Davide Cassia, che in quel momento era ai domiciliari, avrebbe effettuato, con Aggraziato al suo fianco una videochiamata su WhatsApp, alla vittima, “ricordandogli” dei soldi da restituire e la consegna sarebbe dovuta avvenire quel giorno, il 7 giugno, e non in un altro, il 27 giugno, come sarebbe stato pattuito precedentemente, secondo quanto indicato dall’uomo agli investigatori.

“Tu non sai chi siamo noi” e poi gli spari

Nelle carte degli inquirenti, si è scoperto che, nel corso della videochiamata, nella casa della vittima ci sarebbero stati Genova e Puglisi, i quali avrebbero portato con se quel telefonino usato per la conversazione di Cassia.

Genova, provando a mettere pressione, si sarebbe espresso così: “Tu non sai chi siamo noi”, provocando la risposta dell’uomo, “Fino a ieri avevi il pannolino ed ora fai il malandrino”. Una replica costata un violento schiaffo, poi Genova, dopo essersi allontanato sarebbe ritornato con un’arma per colpire la vittima alle gambe.