Eletto con i voti della mafia, consigliere comunale finisce in carcere. Deve scontare la pena definitiva perché la Corte d’appello di Palermo, lo scorso anno, lo ha condannato a 4 anni, 11 mesi e 26 giorni di reclusione. Sentenza che adesso è passata in giudicato. Ed è in esecuzione di un ordine di carcerazione, emesso dall’ufficio esecuzioni penali della Procura di Palermo. I carabinieri hanno arrestato Giuseppe Scozzari, 52 anni, di Licata, già trasferito nel carcere di Agrigento. L’uomo, che era sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, riconosciuto colpevole di scambio elettorale politico-mafioso in concorso.

Le dimissioni dopo l’indagine

Scozzari fu consigliere comunale di Licata fino al 13 luglio del 2019 quando, all’indomani dell’arresto nell’ambito del blitz antimafia dei carabinieri denominato “Assedio”, si dimise. I reati che gli furono contestati sarebbero stati commessi a Licata dal 30 maggio al 10 giugno del 2018. Secondo l’accusa, all’epoca, vi fu “uno scambio di favori”. E questo gli avrebbe consentito, nel giugno del 2018 appunto, di essere eletto, nelle file di una lista civica, grazie al sostegno elettorale del boss che gli fece da sponsor”.

Lui ha sempre negato

La difesa dell’imputato, con l’avvocato Giovanni Di Benedetto, aveva replicato al pm Claudio Camilleri sostenendo che non c’era stato “nessuno scambio di favori con il boss Angelo Occhipinti”. Vi sarebbero stati solo rapporti dettati dalla conoscenza in ambito familiare, dato che è stato compagno della madre del cognato per tanti anni. Scozzari, secondo il pm però, avrebbe, “nell’esercizio delle sue funzioni di responsabile del servizio tecnico del presidio ospedaliero di Licata, ed essendo influente funzionario dell’Asp di Agrigento, garantito corsie preferenziali per l’accesso ai servizi dell’Asp a soggetti indicati dal capomafia Angelo Occhipinti”.

L’aiuto anche una volta eletto

Furono  7 i provvedimenti di fermo che scattarono da quella operazione. Scozzari fu indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Quelle corsie preferenziali all’ospedale le avrebbe garantite “a fronte della promessa di voti elettorali garantitagli dall’associazione mafiosa”. “Nell’esercizio delle funzioni di consigliere metteva a disposizione il proprio peso politico all’interno del Comune – sostenne la Dda di Palermo – per fare ottenere a Occhipinti e a Raimondo Semprevivo la regolarizzazione amministrativa di un’area sottoposta a sequestro”. Sia Occhipinti che Semprevivo sono stati sottoposti a fermo sempre nell’ambito del blitz denominato “Assedio”.

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