“Speriamo di avere giustizia. Salvini ha la sua versione, in realtà i ministri che sono stati sentiti hanno detto che quella decisione l’ha assunta lui, la responsabilità è sua”. Lo ha detto ai cronisti Oscar Camps, fondatore di Open Arms, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone dove è teste nel processo a Matteo Salvini, imputato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere tenuto per due settimane in mare, quattro anni fa, 147 migranti soccorsi dell’imbarcazione della Ong spagnola. Nell’aula bunker anche il ministro e il suo legale, l’avvocato Giulia Bongiorno.

Acquisita mail ex cancelliere Merkel

Una mail dell’ex cancelliere tedesco, Angela Merkel, è stata acquisita dai giudici del processo Open Arms. Si tratta della riposta della Merkel a Oscar Camps che aveva consegnato una lettera all’ambasciatore tedesco in Spagna per sollecitare un intervento dell’Unione Europea per sbloccare la vicenda della nave con a bordo 147 migranti ma che in quella fase non aveva un porto sicuro dove sbarcare. A parlare di questo inedito scambio epistolare è Camps, che viene ascoltato come teste nell’udienza in corso.

Camps ha riferito in aula il colloquio che ebbe con l’ambasciatore tedesco in quei giorni in cui c’era anche in atto il contenzioso davanti al Tar sul decreto governativo che impediva l’ingresso nelle acque italiane, poi sospeso dai giudici amministrativi. A chiedere al Tribunale di acquisire agli atti la mail dell’ex cancelliere è stata l’avvocato Giulia Bongiorno. Camps ha recuperato il testo dalla posta elettronica sul suo smartphone e ha inoltrato la mail all’indirizzo fornito dai giudici. Il testo è in tedesco, per cui non è stato possibile leggere il contenuto durante la deposizione. I giudici hanno acquisito anche la lettera che Camps aveva consegnato all’ambasciatore.

Due le lettere all’ex cancelliere tedesco “Aiutateci”

Sono due le lettere che Oscar Camps, fondatore di Open Arms, scrisse all’allora cancelliere tedesco Angela Merkel, chiedendo aiuto mentre la nave aveva a bordo migranti soccorsi in più missioni, e acquisite stamani dai giudici del processo. La prima è del 7 agosto del 2019. C

amps scrive di “una difficile situazione nel Mediterraneo”. “La nave Open Arms naviga nel Mediterraneo da 5 giorni, a bordo ci sono 121 le persone soccorse, di cui 30 minorenni. La situazione è precaria perché diversi adulti e bambini hanno urgente bisogno di cure mediche. Abbiamo diverse richieste formali per i porti sicuri più vicini, Malta e Italia, per l’imbarco di tali persone. Tuttavia – afferma Camps – le nostre innumerevoli domande sono state respinte. Abbiamo esaurito tutte le opzioni usuali e legali per garantire un arrivo sicuro”.

“Inoltre – aggiunge il fondatore di Open Arms – riteniamo che sia responsabilità della Commissione europea avviare e coordinare un processo per la distribuzione di questi migranti e rifugiati tra i diversi Stati membri. Questo meccanismo può essere attivato solo su richiesta di uno Stato membro. E crediamo che la Germania sia lo Stato membro più appropriato dato il suo desiderio pubblico di un meccanismo di solidarietà europeo”.

Quindi l’appello: “Aiutateci, a nome delle popolazioni che navigano nel Mediterraneo, vittime di ogni tipo di violenza, e chiedete alla Commissione europea di mostrare solidarietà di fronte alla tragedia e ai naufragi invisibili nel Mediterraneo, al fine di porre un meccanismo europeo di distribuzione e risposta”.

Nove giorni dopo, è il 16 agosto, Oscar Camps scrive la seconda lettera alla Merkel. “A seguito delle precedenti comunicazioni in merito alla situazione della nave Open Arms, che da 15 giorni attende un porto sicuro per sbarcare e trovandosi a più di 24 ore (mezzo miglio) dall’isola di Lampedusa, vi ricontatto per portarvi la situazione di estrema gravità che stiamo affrontando in questo momento”.

“Oggi abbiamo esaurito tutti i mezzi legali e amministrativi per avere un rifugio sicuro dove sbarcare – sottolinea Camps – In questi giorni siamo stati costretti ad effettuare sei evacuazioni sanitarie e nonostante abbiamo informato le autorità sanitarie, la situazione è progressivamente peggiorata. Stiamo assistendo al deterioramento delle condizioni fisiche e mentali delle persone a bordo e a causa della situazione estrema che stiamo affrontando, siamo costretti a richiedere uno scalo a Lampedusa a causa di una catastrofe umanitaria in quanto la situazione a bordo è insopportabile. Vi chiediamo di fare tutto ciò che è in vostro potere per assicurarci che ci venga assegnato un porto in cui sbarcare oggi”.

Camps “L’accordo sui migranti non mi sembra efficace”

“È un accordo che non sembra così efficace. Vediamo cosa succederà e cosa accadrà in Italia, in Spagna e in Grecia, ma non mi sembrano decisioni importanti. Open Arms è di nuovo in mare per la sua missione numero 100. Continueremo a denunciare le violazioni cui assistiamo, è il nostro dovere e continueremo a farlo”. Così il fondatore della ong spagnola, Oscar Camps, commenta il nuovo regolamento Ue per la gestione dei flussi migratori.

“Abbiamo salvato migliaia di migranti”

“In questi anni abbiamo salvato nel Mediterraneo migliaia di vite umane”. Degli interventi e delle missioni di Open Arms parla il fondatore Oscar Camps al processo a carico di Matteo Salvini.

Camps sostiene che la sua organizzazione, fondata nel 2015 con l’obiettivo di portare soccorso nei flussi migratori tra la Turchia e la Grecia, ha sempre informato dei suoi interventi la Guardia costiera italiana. Almeno fino al 2018 quando l’Italia non ha più esercitato un ruolo di coordinamento. Open Arms, secondo Camps, ha continuato la sua missione accogliendo oltre 25 mila persone in difficoltà.

“A bordo tensione ed emergenza sanitaria”

Casi di scabbia, mancanza d’acqua, donne abusate, molti minorenni. Perfino tentativi di suicidio. C’era una grave emergenza umana e sanitaria a bordo della Open Arms a cui, nell’agosto 2019, veniva negato lo sbarco in un porto italiano. Lo racconta Oscar Camps.

“Siamo dovuti intervenire per raccogliere una persona che si era lanciata in mare”, dice il fondatore della ong spagnola che ricostruisce “i momenti drammatici vissuti a bordo dopo una lunga permanenza in mare, anche in condizioni climatiche difficili”. A bordo della nave dei soccorritori c’era, dice Camps, “molta tensione”.

Alcune persone avevano la scabbia, altre erano disidratate. Oltre alla mancanza di acqua, non c’era neanche medicine a sufficienza. “Erano tutti provati per una situazione assolutamente insalubre”, aggiunge il fondatore di Open Arms. Testimone di quelle sofferenze fu l’attore Richard Gere che si trovava a Roma e si trasferì a Lampedusa da dove venne poi trasferito a bordo della nave. A Camps aveva dato la disponibilità “a fare qualcosa” per superare il blocco proseguito anche dopo una decisione del Tar favorevole all’Open Arms. Solo dopo l’intervento del procuratore di Agrigento del tempo, Luigi Patronaggio, la nave poté raggiungere il porto di Lampedusa.

Nave certificata per 19 persone “ma c’era emergenza”

La certificazione spagnola della nave Open Arms fissava in 19 il numero massimo di persone che poteva trasportare. Invece, nell’agosto 2019, aveva 19 uomini di equipaggio e 147 migranti raccolti nel Mediterraneo.

Il caso viene sollevato dall’avvocato Giulia Buongiorno, difensore del ministro Matteo Salvini, durante la deposizione di Oscar Camps, fa presente che occorre distinguere fra trasporto e salvataggio. Nel caso del salvataggio non si pongono infatti limiti al soccorso ed è previsto lo sbarco nel porto “vicino più sicuro” che Roma non ha mai indicato.

L’avvocato Buongiorno approfondisce poi, nel controesame, alcuni particolari dell’operazione Open Arms che si è svolta in momenti diversi ed è stata accompagnata da uno scambio di mail con le autorità maltesi. Proprio da loro venne l’autorizzazione a raccogliere un primo blocco di 39 migranti da trasferire in una motovedetta di Malta che però sarebbe arrivata solo dopo sette ore.

Camps ricostruisce vari contatti e altri momenti dell’operazione attraverso i quali il difensore di Salvini mira a dimostrare presunte incongruenze nei movimenti della nave rispetto all’esigenza di garantire la sicurezza dei migranti.

Il medico di bordo, sulla nave condizioni disperate

“Parlavano lingue diverse e questo era già un problema. Ma la condizione più grave era la condizione igienica, sanitaria e psicologica dei 147 migranti raccolti dalla Open Arms nell’agosto 2019”. Il quadro di quella esperienza viene ricostruito al processo a carico di Matteo Salvini dal medico di bordo, Inas Urrosolo, sentito come teste nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo. Dal suo racconto riemergono storie molto traumatiche. “Era gente – ha ricostruito – che fuggiva dalla guerra, dalle persecuzioni etniche e politiche, dalle violenze. Tutte le donne erano state abusate, qualcuna veniva da matrimoni forzati. Delle violenze sessuali erano rimasti vittime anche bambini. Alcuni migranti, prima del viaggio, erano stati feriti a colpi di pistola”. Il dottor Urrosolo, unico medico volontario, si era trovato di fronte a una molteplicità di patologie, soprattutto infezioni da scabbia dovute soprattutto al fatto che i migranti erano distesi sul pavimento di legno e indossavano vestiti bagnati.

“Le condizioni igieniche – ricorda – erano disperate. Gli spazi erano ridotti, molti non riuscivano neppure ad andare in bagno”. Quando la nave entrò nelle acque territoriali italiane arrivò uno psicologo di Emergency. Il suo intervento era motivato dallo stato mentale disturbato dei migranti, assaliti da crisi da panico e sottoposti a sofferenze psichiche violente tanto che alcuni si erano lanciati in mare. “Erano disperati”, ripete il medico. “Pensavano che fosse l’unico modo di arrivare a terra”. Ma perché, chiede l’avvocato Giulia Bongiorno difensore di Salvini, non furono compilati report sanitari personali?

“Quella – risponde il medico – era una condizione generale. Ma intanto la Guardia costiera italiana mi chiedeva se c’era pericolo per la salute o per la vita. Ero sorpreso da quella domanda ripetuta cinque volte”.

Il  primo ufficiale racconta i salvataggi

Due barconi e un gommone carichi di migranti furono soccorsi in condizioni difficili. Era il mese di agosto 2019 ma c’era cattivo tempo e il mare era agitato. Il primo ufficiale della Open Arms, Ricardo Barriuso Leoz, racconta in aula, al processo a carico di Matteo Salvini, i momenti di tre interventi di salvataggio con i quali furono raccolte 147 persone. Il primo salvataggio alle 15:30 del 1 agosto riguardava un’imbarcazione di legno molto carica (55 persone) che presentava anche lesioni alla prua.

Il secondo intervento alle 3 di notte consentì di salvare 79 migranti stipati su un gommone e il terzo raccolse 39 persone che rischiavano di finire in acqua. Una motovedetta maltese avrebbe impiegato quattro ore di tempo. “Non c’erano quindi – dice Barriuso – le condizioni di sicurezza per lasciare ancora in mare quelle persone”.

Lega “Frasi Camps preoccupanti. Salvini difese l’Italia”

“Chiedevano aiuto alla Merkel ma volevano sbarcare tutti e solo in Italia, organizzavano la spesa con l’amichetto Richard Gere ma rifiutavano di prendere a bordo i migranti di un’altra Ong – la Alan Kurdi – quando la Open Arms non aveva ancora effettuato salvataggi. Il tutto senza dimenticare le consuete ombre sui finanziatori privati della Ong. Le parole di Oscar Camps, fondatore di Open Arms, all’udienza di Palermo confermano un quadro molto preoccupante sull’azione delle organizzazioni non governativa. La nostra totale solidarietà a Matteo Salvini, che ha fatto il proprio dovere: difendere l’Italia”. Lo dichiarano i capigruppo della Lega di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo.

Murgia “Il processo va sfoltito e accelerato”

Il processo a Matteo Salvini dovrà essere alleggerito e i suoi tempi sono da accelerare. Lo ha detto il presidente della sezione Penale del Tribunale di Palermo, Roberto Murgia, il quale ha lanciato un allarme: “Ci sono ancora 80 testi da esaminare. Molti sono chiamati a deporre su temi già ampiamente trattati nel corso del procedimento. Al ritmo attuale ci vorrebbero altri tre anni”.

Da qui l’appello del presidente alle parti perché possano concordare uno sfoltimento della lista e consentano di tenere almeno due udienze al mese (attualmente se ne tiene solo una). Il nuovo calendario dovrebbe partire dal mese di settembre. All’inizio di quella nuova fase dibattimentale sarà sentito l’attore Richard Gere al quale le parti civili non vogliono rinunciare.

Prossima udienza il 7 luglio

La prossima udienza del processo Open Arms, che vede imputato a Palermo il ministro Matteo Salvini, si svolgerà il 7 luglio. L’ha comunicato nell’aula bunker dell’Ucciardone il presidente Roberto Murgia

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