Il sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro, lancia un appello all’Asp di Agrigento, affinché anche all’ospedale San Giovanni di Dio, venga raccolto il plasma iperimmune.
“Voglio fare un appello all’Asp – spiega sui social – affinché, riunisca il Comitato Bioetico per attivare immediatamente la procedura di raccolta del plasma iperimmune in modo tale da autorizzare ad Agrigento la somministrazione sui pazienti di questa cura”.

In Sicilia sono già otto i centri di raccolta del plasma per la cura del Coronavirus autorizzati dal Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute. E’ questa la risposta indiretta ma concreta a critiche, polemiche e richieste delle ultime ore fra chi sosteneva che la pratica fosse attiva solo a Messina e chi chiedeva se si offre questa opportunità ai pazienti.

La raccolta del plasma per l’immunizzazione avviene nei servizi trasfusionali presso i policlinici di Palermo e Catania, le Asp di Trapani, Caltanissetta e Ragusa e negli ospedali Papardo di Messina e Garibaldi di Catania, tutti autorizzati alla fine della scorsa primavera.

Ma tra queste non configura Agrigento. Proprio per questo il sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro, si appella all’Asp agrigentina affinché venga accelerata la procedura per l’autorizzazione.

“E’ una cura che è stata sperimentata a maggio a Pavia e ha avuto degli ottimi risultati – afferma Cuffaro – e in Sicilia sono otto gli ospedali che sono stati autorizzati a porla in essere. So che ad Agrigento manca l’autorizzazione da parte del Comitato Bioetico. L’invito che faccio è di convocare il suddetto Comitato per dare il nulla osta affinché si inizi ad Agrigento la raccolta del plasma”.

“Poi sarà cura di tutti noi invogliare le persone che sono state contagiate e che hanno superato il covid, ad andare a donare il sangue e attivare questo tipo di cura, che è in aggiunta a quella che si fa insieme a tutte le altre, per cercare di aiutare tutti coloro che sono in ospedale e che affrontano con dignità questo momento difficile, grazie all’aiuto del personale sanitario.
Mi corre l’obbligo di ringraziare, i medici e il personale sanitario, perché sono coloro che rischiano in prima persona per aiutare altre persone. Ci siamo dimenticati – conclude Cuffaro – che queste persone la mattina escono da casa, negative al covid e non sanno quando ritornano a casa se magari hanno contratto il virus, mettendo anche i propri familiari a rischio. A loro va tutto il mio ringraziamento e la mia solidarietà”.

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