Fecondazione eterologa: tanti gli scogli ancora da superare e i parametri da definire. È in quest’ottica che la Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU) organizza dall’11 al 13 ottobre a Lampedusa un Consensus Meeting su quelle specifiche pratiche di riproduzione assistita che prevedono la donazione e ricezione di cellule riproduttive. E ciò con l’intento di trattare l’argomento a 360° nell’interesse del paziente a tutela della sicurezza delle cure.

L’evento, che si svolgerà nell’Aula Area Marina Protetta del Comune di Lampedusa e Linosa, consentirà il dialogo continuo tra relatori e partecipanti con lo scopo di redigere successivamente, ma in tempi brevi, le raccomandazioni di buona pratica clinica sull’articolata tematica: dalla selezione dei donatori di gameti al supporto psicologico dei riceventi, dalla fecondazione di ovociti freschi o vitrificati al trasferimento embrionario, senza dimenticare l’assistenza alla gravida ed il destino degli embrioni abbandonati. Il “Consensus Meeting on Third Party Reproduction” vedrà la partecipazione di studiosi italiani europei di chiara fama: ginecologi, genetisti, biologi, medici consultoriali e di famiglia, ostetriche, psicologi, giuristi.

Ma perché scegliere Lampedusa per parlare di eterologa? Come sottolinea il presidente nazionale della Siru, Antonino Guglielmino: “Abbiamo scelto il luogo simbolo dell’approdo di profughi e migranti, per l’affinità con la migrazione sanitaria che affrontano migliaia di coppie italiane infertili. E ciò per via di difficoltà di varia natura che nel nostro Paese non si riescono ancora a superare”.

Il divieto di fecondazione eterologa, imposto in Italia dalla legge 40 del 2004 e rimosso dalla Corte Costituzionale solo dieci anni dopo, come accade per tanti eventi epocali, non ha cambiato la storia ma ha determinato un’incessante migrazione verso scenari più favorevoli. Da qui l’accostamento ideale con la porta di Lampedusa, che in questi anni ha assistito alla realizzazione o al naufragio dei sogni di migliaia di migranti. Allo stesso modo l’Europa ha accolto inerme, ora come approdo sicuro ed ora come mare tempestoso, tantissime coppie Italiane che per diventare genitori hanno intrapreso la via dell’eterologa.

L’intervento della Corte costituzionale, che nel 2014 ha abolito il suddetto divieto, ha alimentato nuove speranze di trattamento in Italia, conferendo coraggio a chi in passato aveva rinunciato al trattamento perché non pronto ad affrontare i rischi e i disagi della migrazione sanitaria. I problemi invece permangono.

Ed ecco che torna il paragone con la porta di Lampedusa, che apre i confini di un mondo più grande fatto di accoglienza e partecipazione, ma svela anche un lato chiuso e discriminatorio: non basta sbarcare, non basta superare quella porta, occorre poter ricominciare con opportunità concrete, senza intraprendere un altro calvario. Scenario assai affine si è prospettato in Italia ai pazienti dell’eterologa, i quali, nonostante il via libera della Consulta, si confrontano quotidianamente con costi elevati, lunghe liste d’attesa e soprattutto assenza di donatori di cellule riproduttive.

Obiettivi del meeting, s’è detto, sono definire l’inquadramento terapeutico della fecondazione eterologa; rivalutare in modo critico i risultati della letteratura scientifica sul tema dei trattamenti riproduttivi con gameti donati e della crioconservazione; definire criteri condivisi sul numero di ovociti da fecondare e sul numero di embrioni da trasferire; fornire degli strumenti analitici per ottimizzare i risultati dei trattamenti di fecondazione in vitro con gameti donati. E ancora definire i criteri soddisfacenti per la selezione dei donatori di gameti; analizzare gli scenari futuri nell’ambito della donazione e ricezione; per stilare, come si è anticipato, delle raccomandazioni di buona pratica clinica.

Questi i nodi principali del Consensus Meeting di Lampedusa, che si avvale di un prestigioso comitato scientifico, formato dalla terna della presidenza SIRU, ossia il ginecologo Antonino Gugliemino, la biologa Paola Viganò e l’uro-andrologo Luigi Montano, e da Annalia Liprino, responsabile del Gruppo d’interesse speciale SIRU donazione gameti.

Il programma metterà a confronto le diverse abilità degli operatori italiani rispetto agli standard degli altri paesi europei. E ciò alla luce delle limitazioni ancora in atto nella normativa nazionale di riferimento nell’ambito della medicina della riproduzione. Perché, come i migranti sbarcati a Lampedusa vogliono costruire un domani migliore, anche aprire la porta del dialogo sulla donazione e ricezione di gameti vuol dire aprirsi al miglioramento ed al futuro.