L’assessore dei Beni culturali e dell’Identita’ siciliana Sebastiano Tusa ha visitato il centro Kalat di Campobello di Licata, un valido esempio di gestione del territorio e di valorizzazione dei Beni culturali.

Nato dall’iniziativa di un gruppo di volontari dell’Archeoclub locale guidati da Emilia Bella, la struttura rappresenta un modello di eccellenza e di collaborazione tra iniziativa privata e pubblica amministrazione.

“La mia presenza in qualità di rappresentante del governo regionale – dichiara l’Assessore Tusa – esprime la volontà forte di supportare le forze e le iniziative di quella parte della Sicilia spesso meno visibile. Kalat, con le sue iniziative, i campi scuola, gli scavi archeologici e le molteplici iniziative, rappresenta una delle tante best practices siciliane”.

Più di mille studenti in questi anni hanno avuto la possibilità di effettuare una esperienza lavorativa e di studio; un centro polifunzionale di proprietà comunale che con grande volontà è stato recuperato e consegnato alla pubblica fruizione.

Un recupero reso possibile grazie a una pregevole ristrutturazione realizzata da Giovanni Vultaggio e Giovanni Catania nel 2104 con risorse di Fondazione con il Sud e nel 2017 grazie a un cofinanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha consentito di completare i lavori. 18 campi estivi, 274 aree archeologiche scoperte e studiate sotto la supervisione scientifica della Soprintendenza di Agrigento e dell’Universita’ di Palermo, più di mille studenti provenienti da tutto il mondo accolti nella sede di Campobello, un centro di documentazione e spazi multimediali, una foresteria con 24 posti letto e un servizio di ristorazione. Questi i numeri del centro che ha permesso al Comune di Campobello di Licata di potersi fregiare del titolo di primo comune italiano interamente mappato e dotato di un Sistema Informativo Territoriale archeologico.

“L’Assessorato dei Beni culturali – aggiunge Tusa – ha il dovere di equilibrare l’offerta culturale del suo territorio. Esempi come il Parco di Agrigento, il teatro antico di Taormina, il Parco di Selinunte e il Museo Salinas di Palermo, devono essere da traino per le piccole realtà e in questo senso, sollecito i Comuni, le realtà di volontariato e gli imprenditori, di concerto con l’Amministrazione dei Beni culturali cui si attesta la tutela, a proporre idee e progetti per la realizzazione di presidi sui territori ricchi di storia ma fuori dai grandi circuiti culturali”.

Presenti all’incontro i Sindaci di Campobello di Licata, di Naro e di Porto Empedocle che hanno accolto la proposta di Tusa.

In conclusione l’Assessore dei Beni culturali, a proposito delle collaborazioni con le istituzioni straniere che in Sicilia effettuano ricerche e scavi archeologici, ha precisato con fermezza: “Le campagne di scavo condotte in Sicilia da studenti e Università straniere sono benvenute, ma ciò non significa che la Sicilia debba essere considerata terra da colonizzare. Il rapporto non può che essere paritario: l’opportunità che viene loro concessa non va confusa con un rapporto subordinato. La collaborazione con le Università straniere deve offrire pari possibilità sia alla Sicilia che agli studenti stranieri. Ove ciò non accada non intendiamo proseguire oltre. Ristabiliamo le giuste gerarchie nelle collaborazioni per lo sviluppo comune che tutti auspichiamo”.