“Da presidente della Regione, mi vergogno, dopo aver visitato questo istituto, di dire che questo sia un luogo di rieducazione. Chi sbaglia ha il dovere di pagare, lo Stato ha però il dovere di recuperare chi ha sbagliato e questo è certamente l’esempio peggiore”. Lo ha detto il presidente della Regione, Nello Musumeci, all’uscita dal carcere “Di Lorenzo” di contrada Petrusa ad Agrigento.

Nei giorni scorsi, il governatore – facendo riferimento alla notizia delle violenze che sarebbero state perpetrate nei confronti dei detenuti, ospitati nel reparto di isolamento, – aveva scritto al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Sulle presunte violenze, la Procura della Repubblica di Agrigento ha anche avviato un’inchiesta. “Al ministro vorrei dire tante cose e gliele dirò perché lo incontrerò e gli devo dire che quello di Agrigento non è il solo istituto che si trova in queste condizioni – ha aggiunto Musumeci – . Quindi noi abbiamo la necessità, anche con il garante per i diritti dei detenuti nominato dalla Regione, di fare un quadro completo e presentarlo al governo centrale”.

Musumeci ha fatto riferimento alle infrastrutture dell’Isola nel senso più ampio del termine: “E le strade statali sono quelle che sono, le ferrovie sono quelle che sono e i servizi statali sono quelli che sono, adesso ci mettiamo anche il sistema carcerario, io voglio far ricordare a Roma che la nostra è la regione più grande d’Italia e che è una regione dove vivono persone con un grado di civiltà pari a quello delle altre regioni italiane, pretendiamo di essere rispettati e trattati esattamente come gli altri” ha sottolineato il Governatore. “Non chiediamo privilegi, non chiediamo elemosine ma non ammettiamo più distrazioni”.

Nella missiiva inviata al Ministro della Giustizia in particolare, il Governatore ha fatto riferimento alla notizia delle violenze che sarebbero state perpetrate nei confronti dei detenuti ospitati nel reparto di isolamento, che ha indotto la Procura della Repubblica ad avviare un’inchiesta, nonché a quella delle rimostranze degli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale, che hanno lamentato, in diverse occasioni,  il grave stato di criticità organizzativa in cui versa la struttura, legato all’esiguo numero di agenti in servizio.