Nel giorno in cui Renzi ha concluso la Leopolda, il centrodestra siciliano si è riunito a Grammichele per discutere delle ragione del No al referendum costituzionale.

L’evento, organizzata da “Noi con Salvini”, a Grammichele ha visto la partecipazione del deputato leghista Angelo Attaguile, del leader di “Diventerà Bellissima”, Nello Muesumeci, dell’eurodeputato di Forza Italia, e di Salvo Pogliese, di Alessandro Pagano, neo coordinatore per la Sicilia Occidentale di “Noi con Salvini”. E’ intervenuto telefonicamente anche Ignazio La Russa, dirigente di “Fratelli d’Italia”.

Numerosi gli amministratori locali presenti, tra cui Gino Ioppolo sindaco di Caltagirone (Diventerà Bellissima), Anastasio Carrà sindaco di Motta Sant’Anastasia (Lega) e Fabio Cantarella vicesindaco di Mascalucia (Lega), Tommaso Zapparata consigliere comunale di Grammichele (Lega), Eugenio Cascone consigliere comunale di Mazzarrone, Enzo Gozza consigliere comunale di Caltagirone.

Attaguile ha puntato il dito contro la mancata previsione del vincolo di mandato (ossia di una norma che blocchi i cambi di casacca), una condizione che secondo il deputato leghista “regge in piedi il Governo Renzi grazie ai cambi di casacca di gente come Alfano e Verdini”.

Salvo Pogliese ha invece sottolineato come la proposta riforma costituzionale in realtà non abolisca il Senato “ma toglie semplicemente il diritto di voto agli elettori”. L’esponente di Forza Italia ha anche evidenziato la disparità nell’assegnazione dei senatori alle varie regioni “due alla Valle d’Aosta (con poco più di centomila abitanti), due alle Marche (con poco più di trecentomila abitanti), sette alla Sicilia (con oltre cinque milioni di abitanti)”.

Alessandro Pagano ha paventato alcuni rischi che la riforma nasconderebbe: “Potranno eleggere capo dello Stato e giudici senza un significativo consenso”.

Proprio Ignazio La Russa ha sottolineato l’opportunità ‘sfumata’ dell’elezione diretta  del capo dello Stato”. Nel suo intervento Musumeci ha ricordato come si è giunti alla riforma giudicando ‘grave’ il gesto di “tentare di cambiare la Costituzione a colpi di maggioranza quando la Carta nel 1948 fu introdotta all’unanimità dai nostri padri, nessuno escluso”.

Il leader di #Db ha poi paragonato la riforma che ha abolito le Province a quella che intende modificare il Senato: “In entrambi i casi restano, di fatto, sia le Province che il Senato della Repubblica – ha detto – con tutti i loro dipendenti e i loro costi, viene semplicemente e irresponsabilmente tolto il diritto agli elettori di andare a votare i propri rappresentanti. Costa molto ma molto di più l’aereo del premier che il risparmio che si ottiene con questa riforma”.

Alla fine non poteva che parlarsi delle prossime elezioni regionali con un pensiero conclusivo comune: “Rosario Crocetta? Il peggior governatore della storia di Sicilia!”