Da Catania all’Amazzonia peruviana. Non per visitare località turistiche o trascorrere qualche settimana di vacanza, ma semplicemente per mettere le proprie competenze a servizio degli altri, di chi non sa, e non ha gli strumenti per cambiare la propria condizione.

Marco Antonio Molino ha 46 anni ed è catanese. Dopo aver lavorato a lungo in Sicilia e nell’Europa dell’Est ha deciso di cambiare vita. Ha lasciato tutto per ricominciare da capo in un’altra parte del mondo, dedicando la sua esistenza al ‘polmone verde’ della Terra e ai suoi abitanti, a partire dai bambini, perché il futuro sono loro.

Oggi Marco Antonio Molino riceverà a Verona il Premio internazionale della Bontà 2016, conferitogli dal Comitato Internazionale della Croce. In una lunga intervista rilasciata a BlogSicilia non nasconde l’emozione e la gratitudine per il riconoscimento del suo impegno anche in Italia. A gennaio tornerà in Perù tra quella che è ormai la sua gente, una terra bella e difficile che ha eletto a propria casa.

Quando è iniziata la tua avventura in Sud America?

Il primo viaggio fu per vacanza, circa 12 anni fa e rimasi incantato dalla bellezza della biodiversità unica al Mondo. In seguito vi tornai più volte, trattenendomi li’ per tempi più o meno lunghi. Adesso sono 5 anni che vivo li’.
Non potevo fingere , pero’, di non vedere il rovescio della medaglia : la violenza quotidiana causata dall’uomo al “Polmone del Mondo”. Pensai di fondare fondare l’associazione ONG ( Nuestro Horizonte Verde), iniziando a conoscere sempre più le verità nascoste, quelle che esistono in Amazzonia al di fuori dai percorsi turistici: estrazione legname, petrolio, oro, lo sfruttamento senza scrupoli di un patrimonio naturalistico e paesaggistico unico al mondo…

La tua scelta è stata motivata dall’impegno ambientalista ma non solo. Avevi già avuto esperienze che ti avevano avvicinato a realtà ‘diverse’…

Prima degli eventi che mi hanno portato in Peru’, fondai con un mio carissimo amico non vedente, Tommaso Ferraro, una cooperativa sociale che, attraverso un musical, si occupava di integrazione e formazione di persone veramente speciali che qui chiamano disabili.
Per me, lavorare con loro e per loro, è stata una fantastica emozione che, dando un senso alla mia vita, mi ha aperto il sentiero verso l’attuale mission in Amazzonia .

Di cosa si occupa la Ong NHV che hai fondato?

Progetti sociali e ambientali che, con l’aiuto e la collaborazione di bambini e giovani , sono rivolti alla tutela e salvaguardia del “ Polmone del Mondo”. C’è anche un sito internet www.horizonteverde.org che spiega tutto e una mail info@horizonteverde.org alla quale riceviamo migliaia di domande di persone che vogliono capire ed aiutarci.

Ci sono volontari o altri soggetti che ti aiutano nel tuo lavoro?

Sin dall’inizio ho avuto l’aiuto costante e fraterno di Tommaso Ferraro e Leonida Bombace. Grazie a loro e all’uso di internet e dei social, abbiamo formato una nuova Tribù digitale, che chiamiamo “Nativi Digitali 1×1” , dove i veri protagonisti non siamo noi o la ONG “Nuestro Horizonte Verde “, ma proprio chi dona e chi vuole sostenere un bambino o un nostro progetto.
Dall’Italia , in modo particolare, sono arrivati qui vari volontari e, immancabilmente, si sono emozionati alla vista delle realtà e dei paradossi del “Polmone del Mondo”. Spesso si e’ formato un legame così intenso che continuano a collaborare con noi dall’Italia, facendosi portavoci della nostra mission. Inoltre stiamo formando all’interno delle scuole italiane anche dei “Guardiani della Biosfera” , che sostengono ed aiutano i “Guardiani della Biosfera” dell’Amazzonia.

Quali sono le condizioni di vita nel quartiere Belen dove abiti? Quali le difficoltà maggiori che bisogna affrontare quotidianamente?

Io vivo nella periferia della città di Iquitos ma, per donazioni e attività, vado spesso a Belen, uno dei quartieri più degradati e poveri di Iquitos.
E’ un posto mistico, particolare, dove il paesaggio cambia ogni giorno e dove per circa 6 mesi l’anno c’è acqua e per 6 mesi terra ferma… tanto che , con una certa ironia , viene anche chiamata la Venezia del Perù.
A Belen vivono migliaia di persone in condizioni veramente estreme . E’ un posto anche pericoloso in cui , per le avversità della natura , non e’ facile vivere in palafitte o case galleggianti, soprattutto quando c’e’ l’acqua alta che spesso sale cosi’ tanto che entra dentro le case e per sopravvivere si e’ costretti ad allestire all’interno dei ponteggi di legno! Poi, quando il fiume rientra nel letto naturale, per 6 mesi si sta su una terra su cui riaffiora la spazzatura che e’ stata buttata durante l’acqua alta. Inoltre la mancanza di fognature fa sì che il panorama, oltre che ad essere pervaso da odori sgradevoli , diventi orribile, con un tappeto di plastica e rifiuti di ogni genere sparsi ovunque. Per completare il quadro, in questo territorio estremo c’e’ un covo di delinquenza ove e’ pericoloso andare se non si e’ conosciuti o accompagnati da qualcuno del luogo.

Tra le motivazioni del Premio, è citata la tua attenzione per i ‘ninos especiales’ (vicinanza agli ultimi). Cosa hanno di speciale queste persone?

In Peru’ i bambini disabili vengono chiamati “Niños Especiales”, cioe’ “bambini speciali”. Pensate a come e’ difficile vivere nell’estrema povertà, e se sei povero e disabile, tutto diventa ancora più estremo.
Tanti di questi bambini sono come delle piccole candeline che si spengono prima di raggiungere i 12 anni . Qui quasi non esiste l’assistenza sanitaria o sociale a questi bambini e solo da poco si inizia a parlare di abbattere le barriere …
Io , che in Italia ho lavorato nel mondo della disabilità ed ho tanti amici “speciali” italiani, nel vedere questa realtà non posso ignorare il dramma : mi sentirei un verme! Per me e’ un bisogno e un dovere cercare di sostenere , con ogni mezzo a mia portata , anche questi bambini “speciali”, interessandomi a loro, a partire dalle strutture scolastiche che si occupano di disabilità, le cosiddette “scuole speciali”.
Vivendo tra loro ho potuto mettere a disposizione le conoscenze che ho acquisito in Italia. Con un progetto adeguato ho cercato e cerco sempre con maggiore pervicacia di aiutare e sostenere i bambini e giovani “speciali”, allo scopo di non fare spegnere la loro “candelina” della vita e, al contrario , dar loro una alternativa di esistenza migliore.
Molti sono i bambini e i giovani che abbiamo sostenuto , grazie a persone meravigliose che hanno fatto ‘cerchio’ intorno a loro per aiutarli e tutelarli.

C’è qualche storia o persona in particolare che ti è rimasta nel cuore?

Sì, certo. Si chiama Angie ed è una bambina focomelica, nata cioè senza braccia . Per nostro interessamento , l’abbiamo iscritta all’Accademia delle Belle Arti di Iquitos e ad un corso annuale di nuoto. Adesso questa bimba speciale sorride , scrive e dipinge con i suoi meravigliosi piedini e nuota già come un pesciolino. Proprio lei , anni fa , cadendo in acqua nell’uscire da casa , ben due volte ha rischiato di morire annegata.
Angie e’ diventata un vero esempio di ciò che si può fare quando intervengono condizioni adeguate e favorevoli , in aiuto a chi nulla ha se non il pianto e la rassegnazione. Che emozione vederla adesso! Per me è una sorta di ‘angelo’ dotato di ali invisibili.
Vivendo tra gli ‘ultimi’ ti rendi conto che spesso quasi tutto quello che abbiamo nei cosiddetti paesi civilizzati e’ superfluo e che le cose veramente importanti sono le emozioni stupende che la natura e la vita ti donano.

Quali sono i progetti realizzati sinora dalla tua Ong e con quali risorse vengono portati avanti?

Il progetto portabandiera della ONG e’ la “Adozione Scolastica”. Con un piccolo importo annuale riusciamo a comprare tutto il materiale scolastico che serve durante un anno al bambino che vive in condizioni di estrema povertà. L’ adozione scolastica avviene con una semplice formula matematica che e’ 1×1 e dove il vero protagonista non siamo né io né la ONG ma il padrino o la madrina che dona al bambino. Usando internet ed i social network abbiamo incontrato molte persone che non credevano più nelle donazioni ma , grazie alla nostra Nuova Tribu’ Digitale 1×1 e alla nostra trasparenza, sono diventati tenaci sostenitori dei piccoli e dell’Amazzonia.
Un altro progetto e’ la “Adozione Scolastica Speciale” rivolta ai bambini “Speciali” : si donano materiale scolastico, assistenza ed ausili per migliorare le loro condizioni di vita.
Inotre abbiamo sostenuto in questi anni la tribù amazzonica Yaguas . Con la nostra gestione si e’ aperta una scuola bilingue , per evitare che sia perduta la loro lingua e la cultura ancestrale.
Abbiamo inaugurato e sostenuto a Calipso la scuola d’infanzia e la scuola elementare , con annessi vari progetti sociali ed ambientali.

Per molti occidentali tu potresti essere definito un ‘visionario’, una sorta di ‘pazzo’ con le migliori intenzioni che vuole cambiare il mondo…

Sì. E’ proprio vero . Anche amici e parenti mi hanno detto di essere un pazzo, un Don Chisciotte che lotta conto i mulini a vento… io stesso , con il mio gruppo di fedelissimi di NHV , ci siamo definiti “Los Lokos Buenos” cioe’ “i Pazzi Buoni”. Noi , formando i Piccoli “Guardiani della Biosfera”, seminiamo il nostro motto : “Volevano seppellirci , ma non sapevano che siamo SEMI !!! Solo l’Amore la Condivisione e l’Empatia salveranno il Mondo”.

Cosa pensi del nostro Paese, così diverso ormai dal modo di vivere che tu hai scelto?

Adesso che sono tornato , dopo quasi 5 anni , vedo qui nella mia amata Italia cose a cui prima non facevo tanto caso . Questo meraviglioso Paese e’ stretto nella morsa frenetica del consumismo forzato e in una continua crisi. In particolare vedo in questi giorni, prossimi a Natale, sprechi pazzeschi e una frenetica corsa per assicurarsi l’ultimo telefonino o il giocattolo di moda o tante altre futili cose. Ma si e’ quasi sempre consapevoli che dopo breve tempo ciò che oggi sembra all’avanguardia, presto sarà messo da parte perché diventato obsoleto. Non e’ facile sottrarsi al consumismo nel cui vortice l’uomo occidentale e’ spesso imbrigliato più o meno consapevolmente.
Questa realtà, da cui credo di essermi sostanzialmente allontanato, mi fa pensare, con un non lieve turbamento d’animo, ai bambini di Belen, nel cuore dell’Amazzonia. Loro, poveri bambini, si inventano i giochi con quello che trovano, senza stare ore ed ore davanti al pc . Quando piove , li vedi correre fuori, sotto la pioggia, felici in una dolce danza alla vita.
Ma i miei pensieri vanno anche in un’altra direzione. Il mondo occidentale, legato al consumismo sfrenato, sempre più rapidamente distrugge e contamina migliaia di ettari della foresta amazzonica, come se avessimo un altro “Polmone del Mondo” o un altro mondo in cui vivere quando non esisterà più questa foresta.
Io credo e spero che gli esseri umani, siano ancora in tempo per salvare la foresta amazzonica e il mondo intero. Per questo, anche, ci occupiamo di formare un piccolo esercito sano di bambini e giovani che, studiando, possano abbandonare la strada e le spirali negative che l’ignoranza e il degrado fomentano in queste terre del Sud del mondo .