L’equilibrio prima di tutto. Non bisognava esaltarsi dopo la vittoria di Messina, non bisogna abbattersi dopo il passo falso casalingo contro il Melfi. Una riflessione, però, è doverosa perchè se perdi in casa con l’ultima in classifica, è evidente che qualche problema c’è. Così come successo contro il Taranto, il Catania di Petrone in casa non gira, o meglio, non rende contro avversari che sanno difendersi bene. Il gioco è sterile, gli attaccanti non vengono serviti e il centrocampo è completamente assente. Sotto di un gol, poi, il tecnico ha imbottito la squadra di attaccanti senza ottenere nulla, anzi rischiando di subire altri gol. Con la marcia del gambero non si va da nessuna parte.

LA PARTITA. Petrone ripropone la stessa squadra che ha vinto a Messina, eccezion fatta per Gil, squalificato, sostituito da Bergamelli che fa coppia, al centro della difesa, con Giovanni Marchese. Ancora panchina per Mazzarani: in avanti Russotto e Tavares a supporto di Pozzebon.

L’avvio, come prevedibile, è di marca rossazzurra: predominio territoriale, ma non particolari occasioni da rete. Il Melfi di Aimo Diana si schiera compatto, ma si capisce subito che non è venuto a Catania per fare le barricate. Per almeno 20 minuti non succede assolutamente nulla, poi il gioco si ferma per l’infortunio di Foggia che rientra con una vistosa fasciatura al naso. La pausa permette ai tecnici di effettuare un piccolo time out in campo.

La prima occasione per il Catania la concretizzano Djordjevic e Tavares: il primo crossa basso, il secondo calcia alto in girata. A passare, però, è il Melfi: Catania distratto, Catania punito. Gli ospiti ci provano tre volte: a fermare due conclusioni ci pensa il solito Pisseri che nulla può sul tocco vincente di Foggia.

Il Catania subisce il colpo e ha difficoltà a reagire: troppi passaggi sbagliati, poca fantasia e, soprattutto, poco centrocampo. Si crossa per lo più dalla trequarti senza impensierire la retroguardia ospite.

Nella ripresa Petrone inserisce Barisic al posto di Bucolo: Catania spregiudicato che rischia subito di subire il 2 a 0. Marchese sbaglia e De Vena, tutto solo davanti a Pisseri, tenta il pallonetto ma non trova la porta. Catania graziato. La partita è la sagra degli errori, da una parte e dall’altra: pregevole, invece, la rovesciata con cui Pozzebon sfiora il palo.

Petrone cambia ancora: dentro Di Grazia, fuori Djordjevic. Catania più che spregiudicato. Proprio il nuovo entrato ha una grande occasione, ma il suo tiro dall’interno dell’area di rigore è respinto dal Gragnaniello. Segnali di vitalità per un Catania, a dir il vero, piuttosto confuso. Ci prova Fornito, anche in questo caso senza trovare la porta. Entra anche Mazzarani al posto di un evanescente Russotto.

A farsi pericoloso, però, è sempre il Melfi con il funambolo Gammone: Pisseri ci mette una pezza, ma il pubblico comincia a fischiare. Clamorosa l’occasione che capita a Di Grazia che di testa riesce a mandare fuori, tutto solo davanti alla porta. Passa il tempo e per il Catania si fa sempre più difficile: il Melfi lotta su tutti i palloni e con Gammone sfiora ancora il raddoppio.

Negli ultimi minuti il Catania tenta l’arrembaggio, ma nonostante i numerosi attaccanti in campo, di occasioni non ne arrivano. Merito del Melfi che si difende bene; demerito di un Catania assente e distratto. Inevitabile, prima del recupero, il 2 a 0 della squadra di Aimo Diana firmato da De Angelis al termine dell’ennesimo contropiede della partita. Difesa del Catania completamente ferma, come in occasione della prima rete.

Finisce 2 a 0 per il Melfi che lascia l’ultimo posto in classifica. Il Catania rimane in zona playoff, ma si allontana dal quinto posto occupato dalla Virtus Francavilla. I fischi del Massimino a fine gara, mentre Biagianti e compagni chiedevano scusa, sono il riassunto migliore di una domenica che non ha spiegazioni logiche.