Espellere i disonesti dal sistema sanitario regionale. E’ questa l’idea che il governo regionale persegue. Dopo gli arresti di ieri a Catania di medici e imprenditori si riapre il filone ‘dialisi’ che da tempo è al centro dei controlli e delle verifiche.

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Non è la prima volta che proprio la dialisi privata viene scandagliata. Nel 2014 una serie di perplessità sui rimborsi  pagati a varie strutture erano emerse al servizio controllo dell’assessorato regionale per la salute. in quella occasione i funzionari avevano trasmesso carte e raccontato stranezze alla procura di Palermo parlando di almeno tre casi.

Dell’inchiesta, nel 2014, della Procura di Palermo ieri a Catania, però, non si è parlato. Bocche cucite su un eventuale collegamento tra i due filoni di indagine. Non si è fatto alcun riferimento ai ‘padroni’ della dialisi privata in Sicilia di cui si era già parlato due anni fa.

Gli investigatori della finanza, coordinati dalla Dda etnea hanno fatto riferimento alla Diaverum, la società privata più presente nel settore della nefrologia e precisato che le indagini sono state avviate dopo una non meglio precisata segnalazione dell’autorità giudiziaria. Già due anni fa sulla società privata Diaverum si era concentrata l’attenzione dei funzionari dell’assessorato regionale alla Salute, ma di quella verifica non ci sono notizie.

La multinazionale, con sede ad Assago, in Lombardia, ha un responsabile per la Sicilia che porta lo stesso cognome del superboss latitante, Matteo Messina Denaro.

Francesco Messina Denaro, che a Catania di faceva chiamare Gianfranco Messina è uno dei cinque indagati finito ai domiciliari per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per atto d’ufficio.

A commentare l’operazione della Guardia di finanza denominata ‘Bloody money’ è stato proprio da Catania il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta.

“Per me non è un nome nuovo quello di Francesco Messina Denaro e neanche quello della vicenda di ‘Diaverum’ – ha sottolineato Crocetta – due anni fa siamo andati in Procura a Palermo perché ci chiedevamo se questo nome fosse una coincidenza o se ci fossero delle relazioni con Matteo Messina Denaro. Abbiamo saputo che era cugino e abbiamo posto la questione se in questa società ci potessero essere infiltrazioni di natura mafiosa. I fatti adesso certificano comportamenti molto gravi perché si parla di associazione a delinquere, si parla di meccanismi truccati con la complicità del personale ospedaliero nel dirottare pazienti che potevano essere dializzati nelle strutture pubbliche a quelle private. Questi comportamenti non possono non coinvolgere la struttura e non possono non essere considerati devianti rispetto alla struttura”.

E’ l’assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi che oltre a complimentarsi con le forze dell’ordine, precisa che “Naturalmente aspettiamo l’esito del procedimento, ma dalle indagini emerge uno dei nodi che, purtroppo, continua ad indebolire il nostro sistema sanitario: un sistema nel quale il malaffare e la corruzione hanno regnato per troppi anni. Da tempo stiamo portando avanti una delicata e complessa opera di risanamento e trasparenza, anche dal punto di vista finanziario e sotto il profilo della qualità dei servizi. Molto è stato fatto – conclude Gucciardi – ma gli arresti di oggi ci segnalano che resta ancora molto da fare”.

E Crocetta, sulla questione Diaverum, ha una posizione ancora più netta. “Io credo che si debba porre la questione che la Regione Siciliana tolga l’accredito a questa azienda: prima valuteremo attentamente gli atti giudiziari, poi ritengo si potrà procedere a revocarne l’accreditamento”.

“Io ritengo – ha aggiunto Crocetta – che ci siano tutti gli elementi per approfondire questa questione che affronterò con l’assessore alla Salute, anche in considerazione delle denunce che ho presentato nel passato in Commissione Antimafia”.

Su tutto, però, c’è un grande problema di assistenza. Senza i centri privati la rete siciliana non è in grado di rispondere alle esigenze di dialisi dei malati. Un fatto, questo, ben noto in assessorato. Revocare gli accreditamenti, dunque, non è cosa poi così semplice.

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