Dovrà tenersi davanti al “Tribunale in composizione collegiale con la partecipazione del Pubblico ministero” l’udienza per la richiesta di “annullamento, o declaratoria di nullità o di inefficacia previa sospensione” del decreto con cui il prefetto il 24 luglio scorso ha sospeso dall’incarico per 18 mesi il sindaco di Catania, Salvo Pogliese.

Lo ha deciso il giudice della prima sezione civile, Viviana Di Gesù, in composizione monocratica, sottolineando che “la Suprema Corte ha individuato chiaramente la questione” di cui si dibatte e “l’ha ricondotta tra le controversie” decise dal “Tribunale collegiale”, a cui spetta anche “la pronuncia cautelare”.

L’udienza è stata fissata dal presidente Massimo Escher per il prossimo 20 novembre.
Pogliese, assieme ad altri 4 ex deputati regionali, era stato condannato a quattro anni e tre mesi per peculato dal Tribunale di Palermo per l’uso di rimborsi spesi quando era capogruppo all’Ars del Pdl, ed è stato successivamente sospeso per 18 mesi dall’incarico di sindaco dalla Prefettura di Catania.

Il ricorso è stato presentato dai suoi legali al giudice civile sostenendo la “illegittimità costituzionale” della legge Severino per “violazione della Costituzione e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo”.

Contestato anche “un vizio di incompetenza ed eccesso di potere” perché, si sostiene nel ricorso, “la legge si limita ad attribuire al Prefetto il potere di disporre il solo accertamento delle cause di sospensione”, ma, rilevano gli avvocati Eugenio Marano e Claudio Milazzo, “la competenza ad emanare il provvedimento è attribuita agli organi che hanno convalidato l’elezione o deliberato la nomina”.

Nel procedimento si è costituita la Prefettura con l’Avvocatura dello Stato ed è intervenuta la Procura. Entrambe hanno chiesto il rigetto del ricorso.

Dopo la condanna e la sospensione dall’incarico di sindaco, Salvo Pogliese, manifestando “grande amarezza per una sentenza ingiusta”, aveva scritto una accorata lettera ai suoi concittadini dicendo “non lascio la nave in tempesta”.

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