Sarebbe partito dalla base militare di Sigonella in Sicilia il drone che due giorni fa ha colpito il convoglio di auto che viaggiava su un’autostrada uccidendo il generale Quasem Soleimani, dal 1998 comandante della Niru-ye Qods, l’unità delle Guardie Rivoluzionarie responsabile per la diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica. Almeno questo ipotizzano una serie di interrogazioni parlamentari nelle quali si chiede all’Italia di dare risposte circa l’uso delle basi sul territorio nazionale. Una eventualità smentita, anche se solo dopo 48 ore, dal Ministro degli esteri Luigi Di Maio con una dichiarazione su facebook che non ha convinto le opposizioni  “Da qualche giorno leggo false notizie sul fatto che il drone statunitense che ha colpito Soleimani in Iraq, sia partito dalle basi Nato italiane. È assolutamente falso”, ha scritto il titolare della Farnesina in un post sul social. Ma la dichiarazione non resa per i canali ufficiali non basta a spegnere le polemiche.

Secondo gli Stati Uniti Soleimani era responsabile di numerosi attacchi e della morte di migliaia di americani e preparava un nuovo attacco. Per gli Usa era un terrorista, per l’Iran un eroe. In migliaia ieri hanno partecipato al corteo funebre del più potente generale iraniano.

L’attacco Usa autorizzato direttamente dal presidente Trump apre, però scenari imprevedibili anche per la Sicilia da dove il drone sembra essere partito inizialmente per una delle tante missioni esplorative poi trasformatasi in attacco. un attacco che l’Iran considera un atto di guerra in territorio sottoposto alla propria sovranità nazionale

E l’Italia sembra aver ‘subito’ la decisione americana senza essere stata minimamente coinvolta o anche semplicemente informata dell’uso che si sarebbe fatto della base militare sul suo territorio.

Sull’attacco in territorio straniero, sulla violazione della sovranità di un altro Paese, sull’uso della base di Sigonella è polemica rovente

“Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiariscano immediatamente il ruolo che la base americana di Sigonella, in Sicilia, ha giocato nell’attacco militare mediante l’utilizzo dei droni che ha portato all’uccisione del generale iraniano Soleimani” chiede in una nota il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli. “Ove fosse confermato un coinvolgimento, nel mezzo di una crisi internazionale di tale portata – prosegue -, come Verdi riteniamo necessario una revisione del Trattato del 1954 tra Usa e Italia sull’utilizzo delle basi americane sul suolo italiano, riconducendole all’interno di strategie comunemente adottate dall’Alleanza Atlantica e non per un uso non concordato da parte degli Stati Uniti”.

Parla di terrorismo, invece, Rifondazione comunista “Mentre Salvini si congratula con Trump per l’attacco terroristico ingiustificabile sul piano del diritto internazionale, chi si riconosce nei principi della Costituzione ha il dovere di mobilitarsi perché prevalgano le ragioni della pace” dice Maurizio Acerbo, segretario del Prc.

“L’appartenenza dell’Italia alla NATO e la presenza nel nostro paese di basi militari statunitensi e dell’alleanza atlantica accresce i timori di un coinvolgimento del nostro Paese nel conflitto prosegue Acerbo -. L’Italia e gli altri governi dell’Unione Europea non sono tenuti a seguire Trump in questa escalation militare che ha suscitato un coro di proteste anche negli Stati Uniti. Chiediamo che il nostro governo e l’Unione Europea si attivino in un ruolo di pace, frenando le spinte belliciste della Casa Bianca ed agendo con gli atti attori internazionali per l’avvio di un dialogo con l’Iran cominciando con la rimessa in discussione delle sanzioni comminate unilateralmente dagli Usa. Occorre evitare qualsiasi coinvolgimento dell’Italia in uno scenario di guerra”.

“Esigiamo per questo che si ritirino le truppe incautamente inviate in Iraq e si assuma un’iniziativa diplomatica forte verso tutti i soggetti coinvolti. E’ doveroso che il governo italiano dichiari l’indisponibilità delle basi militari che si trovano sul territorio italiano – da Aviano a Sigonella – per le operazioni che gli USA stanno conducente in Medio Oriente. Nessun sostegno diretto o indiretto alla guerra di Trump”

“E’ indispensabile che partiti, sindacati, associazioni e movimenti si uniscano su questa elementare richiesta al governo italiano -. Ci rivolgiamo all’ANPI, all’Arci, alla Cgil, all’associazionismo pacifista, a tutta la sinistra, al mondo cattolico e a tutte le persone e le soggettività che si riconoscono nell’articolo 11 della Costituzione nata dalla Resistenza – conclude Acerbo – L’Italia dica no alla guerra“.

“Un’operazione della rilevanza strategica enorme quale quella dell’uccisione del generale Soleimani, condotta con i droni, coinvolge necessariamente la base di Sigonella, che insieme alla stazione di Ramstein in Germania ha un ruolo centrale nella gestione degli aerei senza pilota e nei nuovi sistemi di guerra automatizzati. Questo dovrebbe porre dei pressanti problemi di ordine politico, ma anche Costituzionale al governo e al Parlamento. Invece c’è il silenzio”. Lo dice Luca Cangemi della segreteria nazionale del Partito comunista italiano (Pci).

“Può l’Italia consentire che il suo territorio venga coinvolto in un omicidio extragiudiziale e in azioni di guerra senza che le sue istituzioni vengano consultate e probabilmente neanche informate? – aggiunge Cangemi – Di fronte ad una crisi internazionale straordinariamente pericolosa non sarebbe necessario bloccare le attività dei droni che rappresentano tra l’altro un pericolo quotidiano per il traffico civile dell’aeroporto di Catania, pericolo che in questi giorni sarà moltiplicato da attività militari intensissime? Non è il caso di aprire una riflessione sul ruolo della base di Sigonella – continuamente rafforzata (insieme alla proiezione rappresentata dal Muos di Niscemi) – e sulla sua compatibilità con la Costituzione Italiana e con gli stessi interessi nazionali dell’Italia? Il ricercatore Antonio Mazzeo, che da anni ci informa sul gravissimo sviluppo in dotazione e ruolo della base di Sigonella, ci ha illustrato il forte dibattito che è aperto da anni nel Parlamento tedesco sulla stazione gemella di Ramstein – conclude l’esponente comunista -. In Italia invece l’afasia assoluta di rappresentati istituzionali subalterni e spesso, ignoranti. Uomini di governo e di stato che di fronte ad un gesto criminale ed irresponsabile, come quello compiuto dagli Stati Uniti a Baghdad, balbettano e annaspano”.

Silenzio assoluto dal governo italiano su Sigonella mentre già si valutano le possibili reazioni iraniane. Tutti concordano sul fatto che una reazione ci sarà. Probabilmente si tratterà di atti di guerriglia su obiettivi mediorientali e di azioni terroristiche in occidente ma non è escluso, anche se meno probabile, un attacco simultaneo a più basi Usa in territorio europeo, e in questo caso Sigonella è certamente nella lista dei possibili bersagli come anche il Muos di Niscemi, la stazione radar che sembra abbia coordinato le comunicazioni per l’attacco.

Ma a distanza di 24 ore dalla diffusione di queste notizie arrivano timidi distinguo non ufficiali ma da parte di esperti militari. Il drone che ha portato l’attacco potrebbe essere, invece, partito da una base in Kuwait molto più vicina all’area dell’attacco. Un drone armato di quel tipo, secondo gli esperti, non ha abbastanza autonomia per compiere il viaggio da quasi 2800 chilometri e tornare se a pieno carico missilistico. Conferme, invece, sul coinvolgimento del Muos ma solo in funzione di analisi della situazione e geolocalizzazione. Un’altra versione plausibile ma le notizie ufficiali arrivano, come detto, solo con 48 ore di ritardo e smentiscono che l’attacco sia partito da una base italiana (LEGGI QUI) anche se non chiariscono null’altro sul ruolo delle basi in territorio nazionale che sono comunque in allarme

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