Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime forte preoccupazione per le notizie apparse sulla stampa relative ai reiterati ritardi nei pagamenti delle rette alle cooperative sociali che gestiscono comunità alloggio per minori e disabili psichici in Sicilia. Una vicenda che, oltre a mettere in ginocchio realtà che operano quotidianamente in condizioni già complesse, minaccia di spegnere presidi fondamentali di tutela dei diritti umani nel nostro Paese.
Non si tratta semplicemente di una vertenza economica: ciò che è in gioco è la tenuta di servizi che incarnano diritti inviolabili, sanciti dalla Costituzione italiana e dalle Convenzioni internazionali. L’articolo 3 della Carta, che impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, e l’articolo 38, che garantisce assistenza e sostegno alle persone con disabilità e ai minori privi di adeguata tutela familiare, non possono essere relegati a principi astratti.
Il ritardo sistematico nei pagamenti – spesso senza motivazioni trasparenti – rappresenta una forma di disimpegno istituzionale che produce danni concreti:
– mette a rischio la continuità assistenziale per persone in condizioni di estrema fragilità;
– precarizza ulteriormente il lavoro di educatori, assistenti e operatori, già esposti a carichi emotivi e professionali elevatissimi;
– alimenta un clima di sfiducia verso le istituzioni locali e regionali.
Le difficoltà amministrative non possono diventare un alibi permanente. In una società civile, i bilanci comunali e regionali devono considerare prioritari i servizi che proteggono la dignità e la vita stessa delle persone più vulnerabili, non spese secondarie o rinviabili.
Come docenti impegnati nell’educazione ai diritti umani, ricordiamo che l’Italia ha assunto obblighi precisi anche a livello internazionale: dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che impongono non solo di garantire ma di rendere effettivi i diritti attraverso politiche tempestive e adeguate risorse.
Chiediamo pertanto:
– Immediata liquidazione delle somme dovute alle cooperative sociali, con un piano certo e verificabile.
– Trasparenza amministrativa sui motivi dei ritardi e sulle priorità di spesa.
– Tutela contrattuale e retributiva per gli operatori impegnati nei servizi.
– Tavoli permanenti di confronto tra istituzioni, cooperative e rappresentanze della società civile, per prevenire il ripetersi di tali situazioni.
Ritardare i pagamenti significa ritardare il riconoscimento dei diritti. E ritardare i diritti, in questi contesti, equivale a negarli.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ribadisce che il rispetto dei più fragili è la misura della civiltà di un Paese: non un capitolo accessorio nei bilanci pubblici, ma il cuore pulsante di una democrazia che voglia dirsi tale.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU
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