Palermo 3 novembre 2023 –  Per realizzare la diga di Piana degli Albanesi, opera che nel 2023 festeggia un secolo di vita, morirono 14 operai.  

      La costruzione della diga di sbarramento del fiume Belice destro, che diede origine al lago di Piana, venne ultimata in tre anni, dal 1920 al 1923,  e ai lavori parteciparono migliaia di operai edili, giunti da ogni parte d’Italia, alloggiati nei capannoni della sede del cantiere.  

   Un’opera costata fatica e sangue. Da allora, quei morti sul lavoro non sono stati mai ricordati. A distanza di 100 anni, si può continuare ad assistere, alla luce del progresso, a un’ecatombe di morti sul lavoro che nessuno riesce a fermare?

   E’ la domanda che si sono posti la Cgil, la Fillea e la Filctem palermitane, che hanno deciso di organizzare, per i 100 anni della diga, un’iniziativa legata al tema della “Salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

    Il dibattito si svolgerà martedì 7 novembre alle ore 10.30 al teatro seminario diocesano presso la chiesa di San Nicola, in via Pietra Di Maria, a Piana degli Albanesi, con la partecipazione di esperti dei settori edile ed energetico e nel campo degli infortuni e della sicurezza. Interverranno il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo, il segretario nazionale Filctem Cgil Ilvo Sorrentino e il segretario nazionale Fillea Cgil Antonio Di Franco, che conclude i lavori.  

   La manifestazione avrà inizio alle 9.30, presso la diga di Piana, con la deposizione di una targa commemorativa in memoria degli operai caduti nel cantiere.

  A quei tempi, i morti sul lavoro non venivano dichiarati come tali e quindi non è stato facile ricostruire quanto accaduto 100 anni fa. I nomi di 12 di loro sono stati rintracciati, dopo un lungo lavoro di ricerca negli archivi.  Gli altri due figurano come non identificati.

     “Quest’opera 100 anni fa rappresentava lo sviluppo e il progresso e fu una delle prime dighe d’Italia. Oggi tutti la conosciamo per la sua grande importanza ma molti non sanno che l’opera causò dei morti sul lavoro – dichiara il segretario generale della Fillea Cgil Palermo Piero Ceraulo  – La creazione di nuove infrastrutture è linfa vitale per il settore delle costruzioni. Ma tutto questo deve tenere conto degli aspetti legati alla sicurezza. Per traguardare grandi risultati, non si possono trascurare i costi e le tutele necessari per la tutela di chi lavora. Per la Fillea, anche in considerazione della strage permanente che nell’ultimo mese si è perpetrata a Palermo, con la morte di tre lavoratori edili in un solo mese, sarà l’occasione per lanciare la manifestazione unitaria ‘Basta morti sul lavoro’ che faremo il 13 a Palermo”.

     “La diga – aggiunge Calogero Guzzetta, segretario generale Filctem Cgil Palermo – continua a rivestire dopo un secolo di vita una grande importanza perché consente, oltre all’approvvigionamento idrico di Palermo, il funzionamento della centrale idroelettrica di Guadalami, uno dei luoghi di produzione di energie rinnovabili che per la sua peculiarità contribuisce a guardare al futuro della Sicilia in termini di produzione di energia pulita. Prendiamo spunto da quello che è accaduto durante la realizzazione di quell’opera per riportare il tema della salute e della sicurezza nei luoghi lavoro, che per noi continua a essere centrale, all’attenzione nei tanti  settori dove i rischi sono all’ordine del giorno”.     

    Francesco Petrotta, dell’associazione Portella della Ginestra, terrà la ricostruzione storica. “Gli operai morti , durante incidenti come il crollo di massi o esplosioni, avevano tra i 18 e i 54 anni e  provenivano da Palermo, da Piana, da Monza, Belluno, Chieti, Casteltermini.  Di questi operai morti per la costruzione della diga non ha mai parlato nessuno. Se ne conosceva l’esistenza solo perché nella relazione dei lavori fatta nel 1924 dall’ingegnere dell’impresa Società generale elettrica siciliana erano state dichiarate 12 vittime. E qualcosa spuntò su due giornali dell’epoca. Spulciando negli archivi delle varie città, attraverso gli atti di morte, siamo riusciti a individuare quasi tutti i nomi ma mancano ancora due persone. Probabilmente un altro è l’operaio morto a Santa Cristina Gela, nel crollo della galleria che trasportava l’acqua da Piana a Casuzze. L’altro era un impiegato, il custode del deposito di travi: fu ucciso dalla mafia che controllava i cantieri”.  

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