Venerdì 1 marzo a Messina la presentazione di “192 storia semplice di Peppino Cortese”, di Enzo Di Salvo. Si terrà a Gilda dei narratori, in via Ettore Lombardo 23, alle ore 18. Con l’autore interverranno Pietro Di Paola, giornalista Tcf Tv, con le letture di Franco Velardi e Orazio Abate, con le musiche di Aldo Oliva e Marcello Fatato.
Enzo Di Salvo è nato nel 1968. Appassionato di storia e di sport sin dai tempi del liceo, ha collaborato negli anni a varie testate giornalistiche locali. Per i tipi dell’editore Image ha pubblicato, nel 2020, I sillogismi del signor HH- Storie di uomini, storie di sport, per il quale ha vinto nel 2021 il Premio Paladino d’Oro per la letteratura sportiva Nella vita di tutti i giorni fa l’impiegato.
Peppino Cortese è un ragazzino siciliano appassionato di corse di biciclette e grande tifoso di Gino Bartali. Quando riceve in regalo un motociclo Vespa ne approfitta per seguire una tappa del giro d’Italia del 1949 che passa proprio dalle sue parti. Ma per uno sgradevole scherzo del destino finisce, durante la corsa, col far cadere alcuni ciclisti, tra i quali Fausto Coppi. Da quel giorno inizia una sorta di fuga per evitare le ire del padre che lo vorrebbe al lavoro nella sua bottega di macellaio. Nel suo fuggire senza una meta si unisce ad un gruppo di briganti locali, gente senza scrupoli che vive razziando i commercianti della zona. Fuggito anche dalle loro premure e tornato a casa il suo unico pensiero è sperare di veder vincere Fausto Coppi e non essere considerato la causa della sua sconfitta nella corsa. Per sua fortuna la storia gli regalerà una delle più belle imprese sportive di tutti i tempi: la vittoria di Fausto Coppi nella leggendaria tappa Cuneo Pinerolo.
FRASE PER QUARTA DI COPERTINA
-C’è un paese sano che ti vuole fare la pelle, Peppino! prova a dirgli don Micio, che sa della sto¬ria. -Ma quale minchia di vento ti ci portava, quale diavolo pizzùto…dicono pure che l’hai fatto apposta, per fare vincere Bartali… Lasciale ai grandi queste sciarre di niente e pensa a trovarti un travaglio, se quello di tuo padre non ti piace…
Ma Peppino non ci sta: capisce la solfa, dove il vec¬chio vuole arrivare. Dapprima cerca sotterfugi di paro¬le, scansa le stilettate di don Micio, poi però s’abban¬dona al pianto, come trafitto da quella tensione di gior¬ni: -Non volevo io…Ci colpa quella dannata Vespa, spenta a centro strada, mentre quelli calavano. E che crede vossìa, don Micio, che mi piaceva sfasciargli la trippa a Coppi, vedergli il sangue schizzare
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