La Legge voto che dispone l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia approda a Roma ma il percorso rischia di non essere semplice e veloce come sperava il comitato promotore.

“Gli Uffici di Camera e Senato a strettissimo giro hanno rilevato una differenza tra ciò che è stato approvato dall’Assemblea Regionale Siciliana e il fabbisogno finanziario stimato dall’assessorato regionale all’Economia” dice Vincenzo Lapunzina, coordinatore regionale del comitato pro Zfm che continua raccontando “Sala d’Ercole lo scorso 17 dicembre ha definito, se pur simbolicamente, un fabbisogno di 300 milioni di euro l’anno, dando di fatto il via libera ad un provvedimento atteso da oltre 1700 giorni. Pare che, gli Uffici dell’assessore Armao non abbiano letto l’articolato della Legge (esenzione Irpef, Irap, Inps, e imposte comunali) e avrebbero mutuato “in linea generale’ le agevolazioni previste in regime di ‘de minimis’ alla stregua delle zone franche urbane”.

“I dirigenti dell’Economia, interpretando la volontà politica del governo, calcolatrice alla mano, giungono a questo ragionamento: 6.683 aziende ammesse nei 18 Comuni individuate nelle ZFU, per un importo complessivo di  181.785.861,13 euro; in montagna, secondo i dati acquisiti dall’ufficio statistico (aggiornati al 2011!) nei Comuni indicati dalla Legge insistono 19.955 aziende”.

Lapunzina cita i dirigenti dell’assessorato “Si stima che per le agevolazioni previste – scrivono i dirigenti all’assessore – un onere finanziario pari a circa 540 milioni di euro”.

“Per delle incomprensibili ragioni – afferma ancora Vincenzo Lapunzina – le norme di attuazione dello Statuto in materia finanziaria (apprezzate con delibera di Giunta regionale n. 197/2018, ndr) non sono state ancora approvate dalla Commissione Paritetica”.

Se la Commissione Paritetica avesse approvato le Norme di attuazione in materia finanziaria il Parlamento regionale avrebbe agito in maniera diversa.

“Ribadiamo con determinazione – continua Lapunzina – che per le aree di montagna dell’Isola urgono delle misure di fiscalità di sviluppo che rientrano nelle prerogative della nostra Regione, così come previsto dallo Statuto autonomistico e in deroga alla normativa comunitaria, in base all’articolo 107 del TFUE sugli aiuti di Stato e alla luce delle indicazioni della Corte di giustizia europea”.

“È stucchevole – chiosa Lapunzina che le stesse non posano essere evase “in considerazione delle notevoli refluenze sul bilancio delle Stato che comporta la loro approvazione”, così come riportato nella delibera di Giunta n. 399/2019. Le piccole imprese delle aree interne non possono dire a Banche e fornitori poi vi pago perché lo Stato al momento ha altre priorità”

“Non siamo interessati al tipo di ‘aiuti in de minimis’ – conclude Lapunzina – le nostre imprese hanno bisogno di operare senza alcun condizionamento fiscale e previdenziale. La misura paventata da Armao la riserviamo per il secondo step di rilancio delle aree di montagna della Sicilia”.

Insomma, l’ARS ha passato la palla alle “Assemblee legislative dello Stato” (art. 18 dello Statuto), “a causa – secondo Lapunzina – dell’inerzia dell’esecutivo regionale e il presidente Miccichè e i suoi Uffici, quindi l’Ars, sono stati impossibilitati a seguire altri percorsi più coerenti con l’autonomia statutaria”.

Appesa a un filo resta l’approvazione delle Norme di attuazione, il via libera potrebbe destinare alle Zfm uno dei cespiti tributari che dovrebbero essere di competenza della Regione Siciliana, “l’iva all’importazione per esempio”.

Intanto il comitato regionale promotore ha invitato per mercoledì 4 marzo i sindaci dei 132 Comuni interessati, la deputazione regionale e le organizzazioni sindacali. Appuntamento dalle ore 15,00, al Palazzo del Governo dell’ex provincia regionale di Enna.

 

(foto di repertorio)