Nonostante l’esiguo numero di ingredienti che lo compongono, tra cui i biscotti savoiardi,  e la semplicità della sua preparazione, o forse proprio per questo, il tiramisù è, indubbiamente, il dolce italiano più noto all’estero e il più richiesto dagli stranieri, e non solo, in Italia.

Il suo successo, infatti, è  dovuto, sicuramente,  alla straordinaria combinazione di elementi facilmente reperibili che, uniti, danno vita ad un risultato davvero sorprendente dato da un insieme di sapori e consistenze in perfetto equilibrio ed armonia come nel caso della cassatedda, della genovese e dell‘iris , solo per citarne alcune.

Le difficoltà incontrate per risalire alle origini di questo dolce  derivano dal fatto che, trattandosi di un indiscutibile successo, sono tanti coloro che, nel tempo, se ne sono attribuiti la paternità,  poichè, come è noto, tutti vogliono “salire sul carro del vincitore”. Tra le tante ipotesi,  quella che appare più plausibile è che, dal momento che  la ricetta del tiramisù non è presente nei libri di cucina precedenti agli anni sessanta,  si può supporre che la versione attuale sia di  invenzione piuttosto recente.

Ciò che,  invece, sicuramente esisteva sin dal 1600 era il cosiddetto “sbatudin” , preparato da tutte le famiglie venete di tutte le classi sociali, che consisteva nel tuorlo d’uovo fresco sbattuto con lo zucchero (zabaione) dal potere corroborante ed energizzante per bambini, anziani e convalescenti, grazie alla sua facile digeribilità e rapida assimilazione.Se poi allo “sbatudin” si aggiunge il mascarpone e con questa crema si ricoprono i savoiardi intrisi di caffè e si spolvera su tutto il cacao amaro, si ottiene proprio il tiramisù, il cui nome è una ulteriore  conferma  che esso derivi da questo preparato dal valore altamente energetico.

Il gusto ricco del mascarpone unito a quello dello zabaglione crea, infatti,  una crema soffice e spumosa, la cui dolcezza, associata ai savoiardi “inzuppati” nel caffè (o di altri liquidi in base alle infinite varianti esistenti) viene equilibrata e smorzata, in chiusura, dal gusto del cacao amaro spolverato sulla superficie. Certo è che, anche se  a dirla così sembra piuttosto semplice, di certo chi  ha avuto l’idea di combinare questi ingredienti creando una prelibatezza come il tiramisù è stato davvero in grado se  non di “far resuscitare i morti”, di sicuro di consolare i vivi.
Ulteriori ricerche farebbero, poi,  risalire alla città di Treviso negli anni settanta per dare i natali a questo dolce e soprattutto riconoscerne gli inventori nella proprietaria del ristorante “Le Beccherie”, la proprietaria Ada Campeol coadiuvata dal suo pasticcere Paolo Linguanotto come documenta un atto notarile. A loro va il grande merito di avere composto elementi preesistenti in un “unicum” che ha regalato loro un assetto completamente diverso con il quale hanno letteralmente conquistato il mondo.

La storia del tiramisù, dunque, è molto più semplice di quanto pensassimo ma, proprio come tutte le cose semplici, deve il suo successo proprio alla sua semplicità. Ciò prova che, sia in cucina che altrove, per essere innovativi non occorre necessariamente usare “materie prime” sconosciute bensì, partendo da ciò che ci è noto, si può ugualmente creare qualcosa di completamente diverso grazie alla propria creatività ed inventiva.

Anche se oggi, dopo essere stato accolto sulle tavole di mezzo mondo, esistono infinite varianti della ricetta base e sono state inventate anche altre versioni di quella classica al caffè come quella al cioccolato, agli amaretti, ai frutti di bosco, al limone, alle fragole, all’ananas, allo yogurt, alla banana, al lampone,  persino alla birra, solo per citarne alcune, per gli amanti della tradizione riportiamo, di seguito, la ricetta del tiramisù classico  alla quale tra gli ingredienti potrete aggiungere il coccò rapè, ovvero la farina di cocco essiccato,  da inserire sia all’interno della crema di mascarpone che da spolverare sulla superficie sopra il cacao amaro  in modo da arricchire il gusto del tiramisù con la freschezza e la consistenza del cocco senza, tuttavia, stravolgerne il sapore tradizionale.

 

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