“Con l’approvazione del nuovo codice Antimafia in discussione al Senato, il ‘protocollo Antoci’, in toto recepito nella norma, diventerà legge dello Stato e dunque, un vero duro colpo per le infiltrazioni mafiose anche nelle altre regioni d’Italia”.

Lo dice Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, vittima un anno fa di un attentato mafioso e da allora sotto scorta. “Il protocollo – aggiunge – ha bloccato un business da milioni di euro, utilizzati dai clan mafiosi di tutta la Sicilia per conclamare il loro potere, nonché il completo controllo dei terreni e, attraverso la pressione e le minacce, anche dei poveri agricoltori ed allevatori onesti. Ma ormai il dado è tratto la Sicilia con il protocollo di legalità ha dato esempio di vera lotta alla mafia, quella che segue, come diceva Falcone, i soldi e gli interessi”.

Antoci aggiunge: “Oggi dopo aver appreso i nomi dei 14 indagati per il mio attentato è ancora più chiaro che il business dei terreni e dei contributi europei per lo sviluppo rurale era in mano alle organizzazioni mafiose”. Gli indagati, come riporta la Gazzetta del Sud, sono legati ai clan dei Pruiti e di Turi Catania: Sebastiano Foti Belligambi, Giuseppe Conti Taguali, Salvatore Armeli Iapichino detto ” Zecchinetta”, Sebastiano Musarra Pizzo, Nicola Antonio Karra, Sebastiano Destro Pastizzaro, Carmelo Fabio, Giuseppe Calà Campana, Antonino Foti detto “Biscotto”, Andrea Cerro, Giuseppe Foti Belligambi, Litterio Cerro, Daniele Destro Pastizzaro e Carmelo Giacucco Triscari.

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