Arrivederci Taormina. Il sipario sul G7 cala fra luci e ombre, fra lo scintillio del glamour che ha restituito alla Perla dello Jonio quel fascino della dolcevita che fu e il suono degli elicotteri che per due giorni ha scandito i tempi ed i modi di una macchina della sicurezza come da queste parti non si era mai visto.

Giù il sipario sul summit che consegna un’unica quanto scontata certezza di un impegno comune dei Grandi sulla lotta al terrorismo. Probabilmente l’unico risultato politico concreto messo a segno senza neanche troppa fatica dopo i tragici fatti di Manchester. Il resto, a partire dagli impegni sulle politiche per l’immigrazione – forse la ragione per cui l’Italia ha scelto la Sicilia e Taormina (preferita, è bene ricordarlo a Lampedusa) come location – sono una cambiale che probabilmente incasseremo in ritardo. Speriamo di sbagliarci.

Le luci però sono tutti per lei: Taormina. La città e la Sicilia escono a pieni voti dal G7 confermando una teoria che a volte dimentichiamo: in fondo con il fiato sul collo e con gli occhi addosso anche da queste parti si è bravi a fare le cose. Basta volerlo. La cartolina mediatica che esce dal G7 è eccezionale e probabilmente l’abbrivio dell’evento durerà ancora per qualche tempo in termini di richiamo turistico.

L’altra regina è certamente Melania Trump. Bella come una dea e capace di rapire la scena anche al marito: è stata femme fatale e first lady, un simbolo ‘laico’ della liturgia paludata del G7 tanto da far scatenare fotografi e anche le figure istituzionali siciliane che per starle accanto hanno fatto a gara. Quasi una figura di lotta e di governo.

Un po’ – ma con i dovuti distinguo – come il sindaco di Messina, Renato Accorinti, coerente fino all’ultimo con ciò che è. La sua uscita fuori programma nella serata di gala al Teatro Antico, quando ha urlato a Trump (Donald, per carità) ‘Peace, no war’, è la rappresentazione di come la fascia da primo cittadino rischi di essere solo un orpello. Accorinti crede, infatti, che le istituzione servano proprio a questo, a dare voce. Lui lo ha fatto – con la stessa mise, l’immancabile T-shirt pro migranti – a pochi centimetri dai potenti del mondo e lo ha ripetuto mescolandosi con i manifestanti che ieri hanno sfilato a Giardini Naxos.

Già la manifestazione. Peccato per quegli isolati tumulti finali mal digeriti dagli stessi promotori dell’evento, un episodio che tuttavia non guasta un quadro d’insieme che promuove la Sicilia.

Articoli correlati