È stato trovato vivo il piccolo Nicola Tanturli, il bimbo di 21 mesi, scomparso dalla sera di lunedì 21 giugno dalla sua casa colonica nei boschi di Palazzuolo sul Senio (Firenze), nell’Alto Mugello. Lo hanno reso noto i carabinieri.

Da quanto spiegato dalla prefettura, il bimbo sarebbe stato trovato a circa tre chilometri dalla sua abitazione. Il piccolo sembrerebbe in buone condizioni. Sempre dalle prime informazioni sarebbe stato un giornalista de La vita in diretta di Rai 1 a ritrovarlo: mentre saliva verso la casa avrebbe udito alcuni lamenti e rumori.

È  stato trovato iin fondo a una scarpata, a circa 2,5 km dalla sua casa.

Nella notte erano state senza esito le ricerche del piccolo, figlio di una coppia tedesca.

Le forze dell’ordine sono state impegnate per tutta la notte nelle ricerche anche con l’ausilio di cani molecolari e attrezzatture sofisticate. Il territorio è anche impervio e la vegetazione molto fitta. Le squadre dei soccorritori si sono già date più cambi.

Ci sono state pure difficoltà di comunicazione perché la copertura della rete mobile in questa parte dell’Appennino è incompleta e ha molti vuoti lontano dagli abitati. I droni hanno sorvolato le aree scoperte, fuori dai boschi, per rilevare eventuali segni del passaggio del bambino.

Gian Piro Moschetti, sindaco di Palazzuolo sul Senio, vicino a Campanara, dov’è scomparso il piccolo, a SkyTg24 aveva detto: «Le ricerche sono ripartite via terra stamattina. Cominciamo con i cani molecolari, poi con i cani generici da soccorso e poi con i volontari via terra. Questo per evitare che le tre fasi si sovrappongano l’una all’altra».

«In questo momento noi stiamo dirigendo i soccorritori perché è questo il nostro compito. Stiamo cercando di capire dove può essere il bambino. Le ricostruzioni di altro tipo non spettano a noi. Lo stiamo cercando dappertutto», ha proseguito il primo cittadino.

«Questa è un’area di vari chilometri quadrati, piena di boschi, dove addirittura i cacciatori di cinghiali hanno difficoltà ad entrare. È un’area quasi vergine dal punto di vista della presenza umana. Un’area molto difficile. E noi in quest’area dobbiamo lavorare. Indizi ne abbiamo tantissimi, ma dobbiamo trasformarli in una pista fisica, sul sentiero da seguire. Il bambino si è allontanato da solo: mentre in un ambiente urbano questa è una cosa occasionale, dal punto di vista nostro non lo è. Qui siamo una comunità sparsa. Noi abbiamo le porte delle case aperte».

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