Ha ventinove anni e da ventotto vive in Italia. Nato in Brasile, adottato a un anno insieme alla sorellina da una coppia siciliana e divenuto quindi cittadino italiano, N. T. è il primo corazziere nero al Quirinale.

Ieri era sullo scalone d’onore del Quirinale a porgere il suo ‘attenti’ agli ospiti per il Giorno della memoria, la cerimonia con cui si ricorda la liberazione dei deportati ad Auschwitz.

In piedi come da cerimoniale, dall’alto del suo metro e 96, ha visto sfilare sotto i suoi giovani occhi reduci dai campi di concentramento e studenti che hanno visitato i lager, esponenti della Comunità ebraica ed esponenti del governo Giallo-verde, dal premier Giuseppe Conte a Luigi Di Maio e al vicepremier Matteo Salvini.

Quest’ultimo, poco prima della cerimonia, aveva voluto rispondere alle critiche di politici e follower, con un tweet: “Chi accusa me o la Lega di razzismo non ha capito nulla. Ringrazio i tanti immigrati regolari e perbene, che sono in questo Paese, che rispettano la storia e la cultura di questo Paese, che pagano le tasse, che mandano i figli a scuola, che fanno un lavoro onesto e che sono italiani quanto me”.

“Io – ha spiegato – voglio un paese aperto, apertissimo per chi porta rispetto e porta cultura, valori, tradizioni. Ma chiuso per i trafficanti di uomini, di droga, di armi”.

Nel suo discorso per ricordare la Shoah, il presidente della Repubblica ha messo in guardia da rigurgiti di razzismo e di nazionalismo esasperato.

“Accanto al dovere della memoria – ha detto Mattarella c’è il dovere di vigilare e combattere ogni focolaio di odio, di antisemitismo, di razzismo” e soprattutto di indifferenza, perché il male che portò allo sterminio nazista è un “virus micidiale” che si annida ancora oggi nelle nostre società ed è pronto a risvegliarsi”.