Valeria Poli, presidente della Società italiana di biofisica e biologia molecolare, è tra i firmatari della lettera inviata dall’associazione Luca Coscioni al Governo e al commissario Figliuolo contro la somministrazione dei vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson ai giovani.

Intervenuta alla trasmissione L’Italia s’è desta, su Radio Cusano Campus, ha affermato: «Sono felicissima degli open day per vaccinare i giovani, quello che non mi spiego è perché non utilizzare Pfizer rispetto ad Astrazeneca, sembra quasi che lo si utilizzi perché si vogliono finire le dosi che si hanno. I dati sono incontrovertibili, nella fascia di popolazione giovane forse il gioco non vale la candela».

«I vaccini AstraZeneca e J&J sono efficaci nel proteggere dalla malattia grave, però hanno la caratteristica, che non condividono con i vaccini a mrna, di poter causare eventi rari molto gravi. Su AstraZeneca abbiamo più dati, dall’ultimo report britannico emerge che ci sono stati all’incirca 2 casi di trombosi su 100mila tra i 20 e 49 anni e molti meno casi per gli over 50. L’Aifa consiglia la somministrazione di questi vaccini sopra i 60 anni. In un momento in cui il virus circola così poco non ha senso sottoporre a questo rischio i giovani, che rischiano pochissimo dalla Covid», ha detto la scienziata.

«La paura si crea quando non ci sono informazioni chiare. Io penso che dire ‘teniamo AstraZeneca’ per gli over 60 perché lì il rischio-beneficio è assolutamente a favore del beneficio’ non avrebbe creato così tanta esitanza vaccinale su AstraZeneca. I vaccini non sono tutti uguali, si tratta di conoscerli per poterli usare nel modo corretto. Alcuni scienziati forse si stanno discostando dalla pura analisi dei dati per andare incontro a delle esigenze politiche, come quella di non creare esitanza vaccinale o di non volersi contraddire. Gli scienziati si devono esporre e parlare alla gente».

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