Berlusconi dovrà riferire su "quanto sa a proposito delle minacce mafiose subite dal governo da lui presieduto nel 1994 mentre era premier", hanno stabilito i giudici della Corte d'appello nell'ordinanza con cui dispongono la rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale.
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lo dice il presidente della corte d'assise d'Appello di Palermo
"A far dubitare della autenticità del documento sono le sicure modifiche apportate da Ciancimino assieme alla persistente incertezza sul vero autore del documento", spiega il giudice.
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chiesta riapertura dibattimento per ascoltare il neopentito bisconti
La procura generale ha chiesto alla corte d'assise d'Appello di Palermo di produrre, nello stralcio del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia che vede imputato l'ex ministro Calogero Mannino, i verbali di interrogatorio del neopentito Filippo Bisconti.
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imputato per minaccia a corpo politico dello stato
Mannino, assolto in primo grado, ha scelto il rito abbreviato ed è giudicato separatamente rispetto agli altri imputati per cui è in corso il processo d'appello.
Dell'Utri è difeso dall'avvocato Francesco Centonze. Berlusconi che le motivazioni del primo verdetto dipingono come vittima della minaccia stragista rivolta da Cosa nostra allo Stato per il tramite di Dell'Utri non è mai stato sentito in aula, né in fase d'indagine.
L'ex politico era stato assolto in primo grado dopo aver optato per il rito abbreviato, mentre i coimputati, come gli ex ufficiali del Ros Mori, Subranni e De Donno sono stati condannati a pene pesantissime. Una differenza sottolineata dal pg oggi.
L'ex ministro viene giudicato in uno stralcio del procedimento sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Mannino ha scelto il rito abbreviato e ha rinunciato alla prescrizione.
Violante ha deposto al processo d'appello all'ex ministro Calogero Mannino, assolto in primo grado dall'accusa di minaccia a Corpo politico dello Stato.
Condannati i vertici del Ros dei Carabinieri e il boss Leoluca Bagarella ma l'altro presunto boss Cinà, Ciancimino Jr e l'ex senatore Marcello Dell'Utri. Si dice sollevato l'ex Ministro Nicola Mancino unico assolto
Al centro del dibattimento tenuto davanti alla corte d'assise, il presunto patto che pezzi delle istituzioni, nel '92, tramite i carabinieri, avrebbero stretto con Cosa nostra per fare cessare le stragi.
Al centro del dibattimento, in corso davanti alla corte d'assise, il presunto patto che pezzi delle istituzioni, nel '92, tramite i carabinieri, avrebbero stretto con Cosa nostra per fare cessare le stragi.
E' il Pm anziano Vittorio Teresi ad annunciare la scelta del colleggio d'accusa. Corte in camera di Consiglio per il verdetto che arriverà nei prossimi giorni
"Ci mandano Falcone e Borsellino, lei è prigioniero dello Stato". E' la frase del generale dei carabinieri Mario Mori si rivolse al boss Totò Riina nel momento dell'arresto, il 15 gennaio del 1993 ricordata in aula dal suo difensore Basilio Milio
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lo dice il legale dei tre ufficiali del ros imputati
Lungo l'elenco dei documenti taroccati citato in aula: dalla presunta lettera a Berlusconi scritta dal padre di Ciancimino, don Vito, sindaco mafioso protagonista della prima fase della trattativa, ai pizzini del boss Bernardo Provenzano evidentemente redatti, per Milio, da un soggetto diverso del capomafia.
I due avevano presentato denuncia nei confronti di sette ufficiali dell'Arma accusandoli di aver "frapposto continui ostacoli nel corso di indagini mirate alla cattura di super latitanti".