“Black Axe è una struttura protettiva. Una organizzazione criminale, con ruoli, cariche direttive, un capo. E il suo vice che – in seno all’organizzazione – assume la carica di ministro della Difesa”.

Lo ha detto il procuratore Leonardo Agueci nel corso della conferenza stampa nelc orsod ella quale è stata spiegata l’operazione che ha portato a smantellare la mafia nigeriana in Italia. “Grazie a questa operazione che è stata anticipata di qualche giorno perché si temeva la fuga di alcuni componenti centrali dell’organizzazione – aggiunge Agueci – è stato evitato anche il pericolo di possibili contrasti e guerre intestine”.

“Black Axe” (asce nere), è una associazione mafiosa ed infatti ai destinatari del provvedimento viene contestato il reato 416 bis. Sono tutti cittadini nigeriani. Molti di questi sono stati individuati a Palermo”.

Lo ha detto il procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Leonardo Agueci, nel corso dell’operazione nei confronti dell’associazione mafiosa nigeriana che aveva come centro il quartiere Ballarò di Palermo.

“C’e’ uno strettissimo collegamento con il loro paese di origine. Cosa nostra a Palermo non può consentire la presenza di una organizzazione parallela. Ma può permettere, tollerare, una presenza parallela, subalterna purché non vi sia uno sforamento dal perimetro delineato. Tolleranza intesa – aggiunge Agueci – finalizzata a controllare la comunità nigeriana da parte dell’organizzazione criminale nigeriana”.

L’inchiesta è stata condotta dalla squadra mobile e ha impiegato 150 uomini che hanno fermato diversi componenti proprio a Ballarò e in altre città italiane.

“Tra i fermati c’è il “capo” Festus Pedro Erhonmosele, nigeriano di 26 anni, fermato a Padova, definito “Head”, – dice il capo della squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti – ritenuto vertice supremo del sodalizio in costante contatto con il vertice nigeriano e con i membri più autorevoli delle altre articolazioni nazionali, europee e mondiali. La quarta carica a livello nazionale – detto il “ministro della difesa” – è Osahon Kennet Aghaku, nigeriano, di 22 anni. Il suo compito prevedeva la gestione delle punizioni dei disobbedienti, la protezione dei membri”.

Le indagini della Mobile hanno accertato come l’organizzazione al suo interno riproducesse “compiti, funzioni e persino organigrammi tipici – sostengono gli investigatori – tipici di uno stato, tanto che per indicare le figure verticistiche faceva riferimento al tipico formulario tipico di cariche istituzionali (come il consiglio dei saggi e il ministro della difesa”.

“L’inchiesta è nata per cercare di ricostruire cosa avviene ai migranti dopo gli sbarchi. Molti si integrano, mentre alcuni finiscono nella rete di spacciatori e nel giro della prostituzione. Lo sfruttamento di queste persone che arrivano nel nostro paese per cercare una vita migliore. In questo caso sono reati più odiosi”.

Lo ha detto il questore di Palermo Guido Longo nel corso della conferenza stampa sull’operazione “Black Axe. Per contrastare la tratta dei migranti la questura di Palermo è molto impegnata e questa di oggi rappresenta l’inizio di un nuovo filone che porterà a nuovi sviluppi per contrastare lo sfruttamento di quanti arrivano nelle nostre coste”. I fermi – diciassette in tutto, tra cui una donna – sono stati eseguiti oltre che a Palermo anche a Padova, Napoli e Castelvolturno. I “fermi” eseguiti a Palermo sono 12.

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