“Sos Mediterranee è l’onore dell’Europa”.

Queste le parole dello scrittore Daniel Pennac, testimonial dell’organizzazione umanitaria italo-franco-tedesca di salvataggio nel Mar Mediterraneo, fondata in Germania nel maggio 2015, ma che oggi festeggia il suo primo anno di attività.

Ed è tornata questa mattina al porto di Palermo la nave ‘Aquarius’, un’imbarcazione lunga 77 metri, equipaggiata di tutto il necessario per le operazioni di soccorso​, inclusa una clinica medica. La nave, che può ospitare fino a 500 persone, può contare su un team internazionale composto da un equipaggio nautico-tecnico, una squadra di Ricerca e Soccorso (Sar team), un addetto alla comunicazione e un fotografo. Nel suo primo anno di attività la nave ha salvato 13mila persone durante i suoi pattugliamenti.

Oggi a bordo sonos tati conferiti speciali riconoscimenti dal sindaco Leoluca Orlando ai tre presidenti dell’organizzazione: Valeria Calandra (Italia), Francis Vallat (Francia) e Klaus Vogel (fondatore) che hanno presentato il bilancio delle attività di ricerca e soccorso. Riconoscimenti anche ai membri del Sar (Search and Rescue) team di Aquarius e ai componenti dei Team di terra di Sos Mediterranee Italia alla presenza dell’Amministrazione comunale e delle autorità portuali.

Umanitaria, politicamente e religiosamente indipendente, le operazioni di salvataggio sono sostenute dalla società civile e finanziate esclusivamente da donazioni private. Fortissimo, dunque, l’appello alle istituzioni.

“L’appello alle istituzione è soprattutto un appello verso i migranti – spiega il presidente Sos Mediterranee Italia Valeria Calandra – perché è per loro che si deve fare qualcosa. Noi siamo solo un anello di congiunzione e cerchiamo il meno possibile di entrare nelle ‘questioni di terra’, ma è quasi impossibile perché di fatto la vera frontiera siamo noi. Nel concreto – prosegue – le istituzioni dovrebbero mettere a disposizione dei fondi per portare avanti dei progetti di integrazione ben studiati in modo tale da creare nuova forza lavoro. Molti di coloro che arrivano hanno delle competenze agricole ad esempio, potrebbero dunque essere una risorsa. Ma questo è possibile solo qualora queste persone venissero non solo accolte, ma supportate fino in fondo.”