Dopo la sostituzione del contatore guasto nel 2009, l’ente di gestione del servizio elettrico gli aveva chiesto il pagamento di consumi arretrati. Per questo a Pietro Grippi, l’Enel che oggi prende il nome di Servizio elettrico nazionale, avvio una procedura per il pagamento di 45 mila euro a titolo di risarcimento. Dopo 10 anni però sembra essere finito l’incubo dell’uomo che è riuscito a dimostrare l’infondatezza della richiesta, riuscendo ad ottenere la revoca del decreto ingiuntivo. Il gestore è anche stato condannato al pagamento di 4.300 euro.

Il giudice onorario della terza sezione civile del Tribunale, Francesca Taormina, ha accolto le tesi dell’avvocato Giuseppe Geraci secondi cui i consumi sarebbero sì avvenuti quando il panificio di via Amedeo d’Aosta, a Settecannoli, era sotto sequestro per altre vicende e in parte inattivo ma il modo di procedere dell’allora Enel fu discutibile. Il gestore sostituì il contatore guasto, con una percentuale di errore dell’80 per cento sui consumi effettivi, senza dare la possibilità all’utente di difendersi rispetto all’ipotesi avanzata. Il modo di procedere venne  contestato anche dall’amministratore giudiziario, nominato dal Tribunale.

Determinante per la decisione del giudice è stata anche la perizia del consulente tecnico nominato dallo stesso tribunale. L’Enel, in sostanza, avrebbe dovuto seguire la regolare prassi per accertare la situazione del contatore. “Incombe al gestore dimostrare la corrispondenza tra il dato fornito dal contatore e il dato trascritto nella fattura”, si legge nella sentenza. La valutazione, inoltre, sarebbe dovuta essere dettagliata e doveva essere resa nota al cliente prima di operare la sostituzione del contatore. Cosa che è necessario fare, secondo quanto disposto dall’Authority per l’energia, informando in maniera dettagliata il cliente, perché possa effettuare le sue considerazioni.

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