Proseguono presso la galleria d’arte Al Mascherone gli incontri ‘Liberamente parlando’ in cui si sceglie una parola e si dà il via ad un dibattito in cui partecipa anche il pubblico.

Lo scorso venerdì Fabio Gabrielli, professore in antropologia filosofica ordinario a Milano (già proposto per il nobel 2015) e Franco La Rosa, psichiatra psicoanalista junghiano, presidente del CIPA, hanno parlato di ‘anima’.

Spiega Marcello Alessandra, psichiatra e ideatore dell’iniziativa: “Anche stavolta ho scelto una parola a tutti sconosciuta e da questa, a differenza delle scorse volte, ho deciso di iniziare una conversazione a due tra i miei due fraterni amici, dando un taglio filosofico da un lato, e psicoanalitico dall’altro”.

Alessandra ha citato dei pensieri di Oriana Fallaci : “Incredibile come il dolore dell’anima non venga capito, è una malattia molto più grave, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono”.

Anche Aristotele sull’argomento scrive: “Tra anima e corpo vige un rapporto materia- forma, come se l’anima fosse la vera forma del corpo. Chiedersi se corpo e anima siano la stessa cosa è una domanda priva di senso; è come domandarsi se sono la stessa cosa la cera e la forma della candela”.

Il tema della cura del dolore dell’anima, intervento impossibile per la profondità del tipo di dolore non prevede un “protocollo terapeutico” come una qualsiasi malattia. E’ possibile dividere il dolore dell’anima da quello del corpo?
Tra i presenti è scaturito anche questo interrogativo: mente e corpo non si possono scindere così come anima e corpo nel caso di dolore globale.

Tra i dubbi di chi è intervenuto: che fine fanno le emozioni dell’anima dopo la morte di una persona, quando ci resta solo un corpo finisce tutto lì o resta qualcosa?
C’è stato chi ha sottolineato come l’anima resti nei luoghi, negli oggetti, nelle persone che hanno “vissuto” intimamente quella persona.

E citando se stesso (Lasciami andare, 2008, Dario Flaccovio editore), Alessandra ha letto: “dovevo distaccarmi completamente da me stesso come corpo e iniziare a vedermi come anima”.