“Nel momento in cui parliamo di una mafia militare in difficoltà, ovviamente tutte le attività poste ad analizzare le eventuale ripresa di contatti tra mandamenti diversi, rappresentano un successo. Quello di oggi ha infatti portato alla scoperta di un laboratorio di armi con l’obiettivo di prevenire e frenare sul nascere ogni tentativo di ripresa anche armato dell’organizzazione”.

Lo ha detto il questore di Palermo Renato Cortese commentando il ritrovamento dell’arsenale di armi nella villa di Ciaculli.

“Questo non significa che tutte le armi le abbiamo tolte dal territorio. Scovare un arsenale del genere e soprattutto un laboratorio in grado di modificare le armi e renderle da innocue a micidiali dà grande soddisfazione perché significa che i nostri ragazzi hanno un controllo del territorio capillare – aggiunge Cortese – L’ipotesi su cui stiamo proseguendo le indagini è che queste armi potessero essere utilizzate dai mandamenti. Un armamentario del genere, un laboratorio di questa portata non è certo roba da piccoli spacciatori o rapinatori, ma è a supporto di famiglie mafiose del territorio che hanno necessità di appropriarsi delle armi. Certo si può farle arrivare da fuori, ma se si è in crisi economica ci si puoi adattare a trasformarle.

Antonino Adelfio, uno dei tre arrestati, non è un soggetto di primissimo spessore, ma sicuramente un abile artigiano su cui bisogna indagare per approfondire meglio i legami con l’organizzazione e chi gli ha dato questo incarico”.