Una giornata di solidarietà al popolo curdo contro il G7 di Taormina organizzata dall’assemblea Montevergini Liberato.

Si terrà sabato 20 maggio in via Montevergini a Palermo e sarà articolata in una serie di momenti. Si inizia alle 18 con la presentazione del libro “Fuochi Bombe Prigioni – La Turchia di Erdoğan” insieme all’autore Claudio Tamagnini. Si tratta di un reportage di Tamagnini, cittadino del mondo, partito dalla terra di Danilo Dolci dove vive da tempo e opera. Coltivatore biologico ad Alcamo e attivista No Muos in Sicilia, ha vissuto sei mesi nella Palestina occupata e si è imbarcato sulla Freedom Flotilla III, prima di arrivare alla causa kurda.“Solidarietà con la terra, solidarietà con tutti i popoli” è il suo messaggio.

“Tra le questioni affrontate – si legge nella quarta di copertina – le YPJ, il Kurdistan, la guerra, la Siria e il Rojava, l’incombente minaccia di Daesh/Isis, il PKK e Öcalan. E le città: Sur, Diyarbakir, Nusaybin, Lice, Cizre, Qamishli e le altre. E gli Stati e le persone. E i pacchi per le famiglie con lenticchie, riso e fagioli.”

Si prosegue poi con la mostra “Bakur-immagini di un popolo resistente”, frutto del reportage realizzato dalla giornalista fotoreporter Grazia Bucca collaboratrice dell’agenzia di fotogiornalismo Studio Camera Srl. Bakur come la regione del Kurdistan del Nord, che comunemente si fa coincidere con la Turchia meridionale, dove da anni si sta combattendo una guerra nascosta ma non per questo meno sanguinosa. Una guerra anomala, combattuta da uno Stato dentro lo stesso Stato, dal governo turco contro la minoranza curda che abita in prevalenza quel territorio martoriato. Quella guerra ci racconta con le sue foto Grazia Bucca, fotogiornalista siciliana, che è stata a Diyarbakir, la capitale morale del Bakur, tra ottobre 2015 e gennaio 2016, periodo durante il quale venivano svolte nuove elezioni (le precedenti di giugno erano state invalidate) e la repressione del governo turco assumeva una rinnovata recrudescenza nei confronti dei civili curdi. Sono immagini crude, di case crivellate, di persone in fuga da condizioni di vita durissime imposte da Ankara anche in altri centri urbani dell’area come Cizre, Sirnak, Silopi, Nusaybin. A Sur, il centro storico di Diyarbakir patrimonio dell’Unesco, in quei mesi veniva imposto un coprifuoco di 24 ore su 24, mentre mancavano luce e acqua e i soldati sparavano a vista su quanti si avventuravano fuori casa. Un massacro perpetrato nel totale silenzio della comunità internazionale. La mostra prova a squarciare, almeno in parte, quel silenzio imposto sulle condizioni di un popolo perseguitato e “cancellato” dalle agende dei potenti del mondo.

Grazia Bucca, fotoreporter, collabora con l’agenzia Studio Camera di Palermo. Giornalista Pubblicista ha curato documentazioni fotografiche per Arci (Carovana Antimafie 1994-2003) e Boats for People (2012 traversata dall’Italia alla Tunisia sulle rotte dei migranti). Vive e lavora a Palermo.

Previsto alle 21 un concerto di Stefano Meli. Chitarrista blues, siciliano di Ragusa, “No human dream” è il suo sesto album in veste solista, dopo aver collaborato con due band, i La Casbah e i Caruana Mundi, con cui pubblica rispettivamente due album a testa. Ha scritto e prodotto “No human dream” registrandolo in presa diretta accompagnato solamente da una Silvertone Kay del 1959 e una Harmony Stella del ‘60, al Little Lost Cat Studio Recording, un piccolostudio disperso nelle campagne siciliane, completando poi le registrazioni da Carlo Natoli al Phantasma Studio Recording. Vanta la collaborazione dei Gentless3 (Carlo Natoli al basso e al mix, Sergio Occhipinti al basso e alle Spoken Words, Sebastiano Cataudo alla batteria) e della violinista spagnola Anna Galba (Fratelli La Strada). I dieci strumentali di “No human dream” sono un concentrato di emotività, racconti di vita, melodie essenziali a sei corde e atmosfere blues che sfiorano il cinematografico. Pezzi che generano in modo quasi automatico un immaginario (il cinema, appunto, non è cosa nuova per Meli, già in passato alle prese con la scrittura per la settima arte) che riesce ad agganciarsi a chi ascolta in modo altrettanto automatico.

Stefano Meli, classe 1973, siciliano, chitarrista da strade polverose e solitarie. Negli anni ha affinato un modo tutto suo di suonare la chitarra acustica. Amante del delay e dello slide, allergico alla musica commerciale ha pubblicato due album con la band La Casbah: l’omonimo “La Casbah”1999 e “Eliogabalo” 2001, con la band Caruana Mundi ha pubblicato ” Il cucitore di tende” 2012 e ” Angeli, Dannati e Anime sospese” 2014 per Kalimat Music. Tre gli album solisti e strumentali: “Eight instrumental Dusty tracks from nowhere” Kalimat 2010, “Santo Bandito” L’Arsenale 2012, “Psychedelic Indiana Blues” Extempora 2014. E’ anche autore di colonne sonore per il docu-film “L’ora di Spampinato” Extempora 2013 e per i cortometraggi di Guglielmo Manenti: “Anime”, “Slow Way” Due i video prodotti con Maniacreativa e Vincenzo Cascone (Extempora): “Santo Bandito” e ” End Of Road”. Il suo ultimo lavoro “NO HUMAN DREAM” è un disco strumentale. Un disco sulla consapevolezza e sul tentativo di riconciliarsi con se stessi. Un disco che vuole sottolineare l’importanza del silenzio contro il rumore degli uomini, in un mondo che ha decretato la morte dei sogni, dell’intelletto e della fantasia (da questa considerazione, il titolo). Il blues traccia la via e attraverso i dieci brani dell’album ci si immerge in immagini, volti, paesaggi, storie, strade, suoni che appartengono alla polvere e al silenzio. L’album resta essenziale nella struttura dei brani, la ricerca del suono diventa la priorità. Riuscire ad arrivare a quel suono con il minimo indispensabile diventa lo scopo. Ecco allora la scelta, per altro presa anche per i cinque album precedenti, di non usare computer durante le fasi di registrazione ma di avvalersi soltanto di un vecchio mixer e di un piccolo registratore digitale. Il suono è così reale, suonato, sincero. Niente bugie ma verità come è vera la terra e la pioggia che la bagna.