• I 270 lavoratori Asu dei Beni culturali siciliani scendono in piazza
  • Preannunciano un’estate di battaglie e manifestazioni
  • Quali sono le loro rivendicazioni

Gli ASU dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana hanno finalmente alzato la testa. 270 lavoratori si sono uniti in un unico gruppo.

Basta ai soprusi e alle illusioni

Si legge in una nota dei precari Asu che lavorano nel settore dei beni culturali: “Hanno finalmente deciso di percorre un’unica strada dicendo BASTA ai soprusi, alle illusioni e alle delusioni. Dicono BASTA alla politica Siciliana che li ha, da 23 anni, utilizzati come bacino di voti. Dicono BASTA al Governo Siciliano che continua inesorabilmente a trascinarli come scomoda zavorra. Dopo il chiarissimo fallimento dell’art 36, legge farlocca, impugnata dal MEF, i 270 ASU dei BBCC dichiarano sconfitti tutti i fautori dello stesso articolo di cui vantavano una vittoria storica della Sicilia”.

Cosa chiedono gli Asu dei Beni culturali

La nota prosegue con toni durissimi: “Ora gli ASU dei Beni Culturali non accettano più ulteriori prese per i fondelli, ora avanzano la pretesa di ciò che era già un loro diritto dal 2019, anno in cui si dichiarano illegittimi i protocolli di intesa. Dal 2 settembre 2020, vinsero alla Corte Costituzionale il diritto di transitare dalle cooperative all’ente Regione, ormai presi in carico con la circolare 23 del 2014 a firma della Corsello. Da allora sono entrati nei Parchi, nei Musei, nelle soprintendenze dei Beni Culturali con il ruolo di supporto al personale di ruolo, personale ormai carente e pertanto da anni è decaduto il ruolo di supporto prevalendo sempre di più ruoli di responsabilità di ogni genere e grado”.

Il mancato riconoscimento dell’integrazione di 16 ore

“Ad oggi – spiega ancora la nota – non gli viene riconosciuto il merito di un’integrazione di 16 ore negatagli con fredda indifferenza da parte dell’Assessore ai BBCC Alberto Samona’, dell’Assessore al Lavoro Antonio Scavone e non meno dell’Assessore al Bilancio Gaetano Armao. Ancora i lavoratori ASU BBCC sono costretti a mendicare ciò che è un proprio diritto e cioè la Dignità di chi fa chilometri per raggiungere il proprio posto di lavoro e sta sotto ogni forma di intemperie tutto col misero sussidio 590€ da 23 anni”.

“Lavoratori in nero legalizzati dalle istituzioni”

Conclude la nota: “È vergognoso ancora nel 2021 mantenere queste forme di lavoratori in nero legalizzati dalle istituzioni governative, ridotti ormai alla miseria. Gli ASU BBCC non ci stanno più e preannunciano un’estate piena di battaglie, di blocchi dei Parchi e dei Musei. Promettono che non sarà calda solo la temperatura e in barba a tutti si sono uniti in unico coro di VERGOGNA!”.

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