“Adesso basta! Bisogna porre fine a questo ventennale precariato che umilia i lavoratori. E’ una cosa vergognosa che lede la dignità di 2622 persone. Caro Presidente riceva una delegazione di questi ex Pip e illustri il piano B per la loro stabilizzazione che da tempi dice di avere pronto nel caso, poi verificatosi, dello stop alla norma regionale del 2018 per la loro stabilizzazione”.

A parlare a nome della delegazione degli ex Pip in piazza Indipendenza davanti Palazzo d’Orleans è Mimma Calabrò segretario generale della Fisascat Cisl Sicilia. Da oggi sono tornati in piazza proprio gli ex Pip per iniziare un primo pacchetto di 3 giorni di scioperi e proteste. Si tratta di 2622 lavoratori. In piazza sono scesi in una piccola delegazione per evitare assembramenti

“E’ stata una scelta precisa – continua Calabrò – abbiamo deciso di evitare le grandi masse per rispettare le norme di contrasto al Covid19. Ma bisogna accendere i riflettori sulla situazione di questi lavoratori e di queste famiglie. Si tratta di persone che da venti anni sono precarie. Non hanno mai ricevuto il versamento di un solo contributo previdenziale. Con 800 euro sostengono se stessi e le loro famiglie ma lo fanno lavorando sei ore al giorno. Nel periodo del lockdown hanno continuato a lavorare e svolgere servizi essenziali e ancora oggi tanti sono in servizio ad esempio, nelle scuole”.

Ma per questi precari il futuro è incerto. Il 12 agosto, infatti, la Corte Costituzionale si è pronunciata negativamente sul passaggio dei lavoratori Ex Pip in Resais, bocciando gli articoli della finanziaria regionale del 2018 (in particolare l’articolo 64) che stabilivano il percorso di stabilizzazione di questi eterni precari.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale la situazione di questi lavoratori è diventata, se possibile, ancora più precaria. E’ trascorso un mese e di loro praticamente non si è più parlato e si avvicina a grandi passi la fine dell’anno. Prima di allora bisognerà individuare un percorso se non per la stabilizzazione messa a a rischio da questa decisione, quantomeno per la proorga. ma il rinnovo dei termini del loro impiego è, anche quello, a grande rischio. Non esiste, infatti, un percorso normativo chiaro. l contrario le norme mettono precisi paletti che appaiono difficile da sormontare o da aggirare. Il silenzio delle istituzioni crea ulteriore tensione nei lavoratori

“Presidente – conclude Calabrò – è arrivato il momento di ricevere questi lavoratori che non vogliono e non possono essere dimenticati e di individuare il percorso per loro. Ci sono, fra loro, persone di ogni tipo. Da quelli che fanno i lavori più umili fino a quelli che svolgono attività che definirei di concetto. Diplomati e laureati che hanno dato e stanno dando un contributo alla società. Senza contare che molti di loro lavorano senza le adeguate protezioni riservate, invece, a chi ha un contratto regolare. O almeno senza protezioni paragonabili probabilmente”.

Per tutti, comunque, allo stato attuale, c’è tempo fino alla fine dell’anno, poi non si sa

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