Un restauratore di mobili antichi, un panettiere e l’immancabile imprenditore edile. Sono i tre commercianti e imprenditori di Brancaccio che hanno denunciato il pizzo indicando i loro estorsori. Almeno i primi tre, sperano dalla squadra mobile di Palermo da dove registrano, comunque, una inversione di tendenza.

Non lo hanno fatto d’iniziativa personale, o almeno non del tutto, ma lo hanno fatto senza remore. In due si sono presentati da soli alla squadra mobile all’indomani dei 34 arresti del 19 luglio, un terzo è stato convocato dagli inquirenti che avevano già elementi sulle estorsioni di cui era stato vittima ed ha confermato senza esitare dando precise indicazioni sui responsabili.

Una collaborazione immediata e diretta non appena si sono sentiti ‘liberati’ dal peso dell’oppressione mafiosa o quantomeno hanno visto la possibilità di liberarsi.

Le loro dichiarazioni sono adesso a verbale dell’i9nchista contro la mafia di Brancaccio e rafforzano il quadro accusatori nei confronti degli esattori del pizzo. Hanno raccontato le richieste estorsive, i metodi utilizzati, il frasario, il linguaggio inequivocabile ma al tempo stesso mai del tutto chiaro.

Comincia a cadere, almeno in piccole parti, quel muro di omertà che gli inquirenti denunciavano anche nel giorno degli arresti, 34 in tutto, in quel quartiere. Qualcosa cambia, forse, anche se a presentarsi sono stati, fino ad ora, soltanto in tre.

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