La bufera sul voto politico mafioso sale di livello e tono dopo il secondo arresto di un candidato delle liste di centrodestra a Palermo. Si tratta di Francesco Lombardo, che corre nelle lista di Fratelli d’Italia. Con lui manette anche per il presunto mafioso Vincenzo Vella, boss di Brancaccio, già condannato tre volte per associazione mafiosa.

Partiti facciano dimettere gli impresentabili

“Il caso Lombardo parrebbe essere simile a quello Polizzi, dove un certo tipo di controllo, che va oltre i requisiti formali, può essere effettuato solo dalla magistratura. Ancora i dettagli non sono noti, tuttavia, non posso che rivolgere un plauso alla Squadra mobile di Palermo e alla Procura della Repubblica per la tempestività dell’operazione. Questi casi dimostrano che non è la mafia a condizionare la politica ma singole mele marce che cercano ipotetiche scorciatoie elettorali”.

Lagalla “Adesso basta”

“Adesso basta!” sbotta Lagalla. “A breve la Commissione nazionale antimafia diramerà la lista degli impresentabili. Chiederò ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con Cosa nostra. Se ciò non avverrà sarò io a rassegnare le dimissioni da primo cittadino di Palermo”.

Fratelli d’Italia contro il proprio candidato

“Sul caso Lombardo Fratelli d’Italia ha già dato mandato ai propri legali di costituirsi come persona offesa dal reato riservandosi di costituirsi parte civile qualora l’ufficio della Procura eserciti l’azione penale. Chiunque si avvicini a Fratelli d’Italia deve sapere che la criminalità organizzata è il nostro primo nemico” comunica in una nota Fratelli d’Italia.

Il segretario Pd “Lagalla fermi la sua folle corsa”

“E ora Roberto Lagalla fermi la sua folle macchina. Il secondo arresto per 416-ter a Palermo nel giro di 48 ore, l’ultimo giunto a poche ore dal silenzio elettorale prima del voto di domenica, è un fatto di una gravità inaudita senza precedenti nella storia” dice il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo, dopo l’arresto di un candidato al consiglio comunale di Palermo in quota FdI per voto di scambio politico mafioso.

“Che il clima elettorale fosse pesante lo abbiamo detto in tempi non sospetti. La questione etica e morale viene continuamente calpestata a fronte della folle corsa al voto da parte del centrodestra. Ora però è il momento – prosegue – di prendere atto della realtà e di fare non uno ma 100 passi indietro. Lagalla chieda scusa ai palermitani, all’intera nazione e si ritiri in buon ordine. Lo faccia per il bene e per l’immagine di Palermo. Anche i leader nazionali e regionali del Centrodestra conclude – mettano un punto a questa corsa disastrosa”.

Non ci sono più scuse

“Se Lagalla accetta il sostegno elettorale di due condannati per mafia, quali Cuffaro e Dell’Utri, è ovvio che vi siano candidati in Consiglio Comunale della sua coalizione che considerino naturale chiedere i voti ai boss mafiosi.
È questo quello che sta avvenendo in questa campagna elettorale: siamo davanti ad uno smottamento morale, un indebolimento degli anticorpi politici contro la mafia. Due arresti in tre giorni per voto di scambio sono il segno di una degenerazione della coalizione che sostiene Lagalla il quale ha, ormai, le ultime ore per dire che non accetta i voti organizzati dai condannati per mafia e dai boss mafiosi” sostiene l’esponente di sinistra comune Giusto Catania.

“È inutile che continui a dire – afferma Mariella Maggio di Articolo 1 – che la sua porta resterà chiusa per i mafiosi. Deve arrendersi all’idea che li ha già in casa, riconosca che non può garantire la difesa della legalità dall’assalto mafioso e si assuma la responsabilità politica di tutto quello che sta accadendo”.