Per l’ennesima visita del premier Matteo Renzi la città di Palermo si conferma capitale del No, almeno per quanto riguarda le contestazioni degli studenti organizzati. Stamani partendo dalle scuole occupate un migliaio di studenti hanno invaso le strade creando problemi aggiuntivi al traffico cittadino e nella forma di cortei selvaggi hanno raggiunto piazza Verdi. Da qui un corteo di studenti e giovani palermitani per contestare la presenza di Matteo Renzi in città, giunto per chiudere la sua campagna elettorale referendaria in favore del Sì.

Giunto al cordone esterno il corteio ha gtentato di avvicinarsi e ne sono scaturiti i tradizionali scont5ri con la polizia. “Siamo stati caricati per ben due volte – denunciano con una loro nota gli studenti – mentre il corteo tentava di raggiungere il Teatro Politeama dove il premier stava inscenando l’ennesima passerella utile alla sua propaganda politica a soli due giorni dal referendum costituzionale”.

“Siamo stanchi delle solite passerelle strumentali alla raccolta di consensi e di voti! La sfacciataggine del Presidente del Consiglio è fuori misura, egli si è interessato della nostra terra solo quando si è trattato di autorizzare l’istallazione del Muos, la costruzione di inceneritori, la chiusura di ospedali per i piani di riordino della sanità, il deposito di scorie dell’Ilva e abbiamo il diritto di manifestargli la nostra opinione sul suo operato, il nostro dissenso rispetto alla sua presenza e le nostre istanze. Per la terza volta in soli due mesi torna proprio in Sicilia, la terra dove maggiormente si toccano con mano le nefaste conseguenze di una politica atta solo a fare gli interessi della casta. La disoccupazione in costante aumento, i licenziamenti, i mancati investimenti nei cantieri navali di Palermo, le preoccupanti percentuali di morti sul posto di lavoro, la fatiscenza delle strutture scolastiche, sono solo alcuni dei motivi per cui egli qui è e sarà sempre un ospite non gradito” dicono i giovani.

“Con la sua Buona Scuola il governo targato PD ha portato avanti in modo sistematico la distruzione della scuola pubblica a favore dei privati. La prova più tangibile è l’introduzione del progetto di alternanza Scuola-lavoro, stage e tirocini dentro le aziende che non vengono retribuiti e che tolgono tempo a una reale formazione traducendosi in mero sfruttamento di manodopera giovanile! Non parliamo poi della fatiscenza e inadeguatezza delle strutture scolastiche molte delle quali rischiano letteralmente di crollarci addosso!” afferma Simona Pezzella del collettivo del Regina Margherita.

In queste settimane il premier, attraverso i suoi frequenti tour nelle città italiane e sopratutto del Sud, si è fortemente impegnato nel cercare visibilità e consensi. Siamo alla terza visita in soli due mesi in Sicilia ove, secondo quanto indicano i sondaggi, sembra prevalere il NO. Un NO espresso ancora oggi in piazza dal dissenso dei giovani manifestanti che hanno bruciato una bandiera del PD e un fantoccio rappresentante Renzi per palesare ulteriormente il messaggio.

Ma i giovani manifestanti vanno oltre e si spingono ad analizzare come la riforma non garantisca la possibilità di difendere la loro amata terra, “la proposta di modifica della Costituzione contiene alcuni aspetti lesivi delle autonomie locali. Mette le Autonomie sotto la pericolosa tutela dello Stato, strappando alla Sicilia le poche possibilità di intervento a difesa del territorio. “Infatti, mentre l’Art. 116 assicura che le autonomie locali non saranno toccate l’ Art. 117 si rimangia tutto affermando che lo Stato assume su di sè il governo del territorio in termini di sistema tributario,disciplina del lavoro, tutela della salute, sicurezza alimentare, ordinamenti scolastici e formativi, sicurezza sul lavoro, produzione, trasporto e distribuzione dell’energia ecc..Insomma, se da una parte ci riconosce le misere e mal gestite prerogative autonome, dall’altra ci strappa ogni possibilità di gestione del territorio. La riforma costituzionale distingue tra la “potestà legislativa” delle Regioni e la “legislazione esclusiva” dello Stato che può, se necessario, annientare ogni volontà territoriale”.

“Un altro elemento che fa pensare che la volontà sia quella di annullare le Autonomie locali è connesso all’abolizione di quella parte dell’Art. 117 che riconosceva ai territori la possibilità di concorrere alle decisioni su argomenti che riguardano in generale il governo del territorio. Perdendo le pur scarse prerogative costituzionali,nulla potrà più ostacolare l’avanzata delle trivelle, la moltiplicazioni delle basi militari, l’invasione di prodotti stranieri e la distruzione di quelli propri, l’invasione degli ipermercati e, in genere, i programmi capitalistici di depauperamento dei territori, delle loro economie e delle loro culture”